Ultima Generazione sfida il governo sul reato di imbrattamento: «Non ci spaventano: fanno a gara per punirci, ma ignorano siccità e bollette»

Il commento degli eco-attivisti alla proposta di una maxi-multa contro le loro azioni: «Se prendono provvedimenti del genere è perché si sentono minacciati»

«Perché non mettono altrettanta solerzia nel togliere i finanziamenti pubblici alle compagnie che lucrano sul gas e non lo investono per creare nuovi posti di lavoro e rendere socialmente sostenibile la transizione energetica?». Non indietreggiano gli attivisti climatici di Ultima Generazione, divenuti celebri per le loro azioni dimostrative in cui imbrattano statue e opere d’arte. Al consiglio dei ministri di oggi si discuterà anche di un disegno di legge per punire i cosiddetti «eco-vandali». La bozza del documento prevede una maxi multa che va da 20mila a 60mila euro. «Sono da un lato molto triste e dall’altro molto contenta di questo nuovo ddl pensato per fermare il movimento eco-climatico», ha commentato Maria Letizia, attivista di Ultima Generazione. «È molto triste vedere che i partiti di governo stanno gareggiando tra loro per punire chi imbratta in modo temporaneo opere d’arte e monumenti anziché preoccuparsi di immigrazione, siccità, bollette», aggiunge la giovane attivista.


«La repressione non ci spaventa»

L’accusa di Ultima Generazione al governo è chiara: secondo gli attivisti, si preferisce criminalizzare chi protesta anziché prendere misure serie contro la crisi climatica. «Questo governo non vuole aprirsi al dialogo e non ha a cuore le famiglie, che pagheranno sempre più cara la frutta e il riso e tutto il cibo, in una estate che sarà torrida e arida e dura da superare», attacca Maria Letizia. Che poi si chiede: «Perché la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non accetta un tavolo di lavoro per affrontare in modo strutturale il problema dello stravolgimento del clima e della siccità? Lei non è Mosè, ma può salvare il suo popolo». Accanto alla rabbia, però, c’è anche un po’ di soddisfazione. «Se sentono di dover prendere provvedimenti del genere, è perché la disobbedienza civile sta funzionando e si sentono minacciati – spiega la giovane attivista -. La repressione è la prima risposta a ciò che non si vuole ascoltare. Noi siamo preparati alla repressione e non ci spaventa. Non possiamo fermarci, il clima non si ferma».


Credits foto: ANSA/ VINCENZO LIVIERI

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