Terzo polo, dentro la riunione di Italia Viva: «La psicologia di Calenda non può bloccare il progetto del partito unico»

Si va avanti, «è troppo tardi per tornare indietro». Ma i sospetti reciproci restano, tra gestione delle risorse nei gruppi parlamentari e sfiducia nelle capacità politiche del leader di Azione

«Alle 18.30 di oggi è convocato il Comitato politico del Terzo polo per discutere e votare la proposta di costituzione del partito unico. Altro tempo da perdere non ne abbiamo». Firmato, Carlo Calenda. La riunione indetta oggi, 12 aprile, segue una giornata complicata per le due forze politiche che, dopo la federazione, stanno provando a fondersi in un partito unico. Una giornata di accuse reciproche, i cui strascichi non potranno essere risolti dal voto odierno e tantomeno dal processo costituente che inizierà a giugno. Perché questa fase turbolenta tradisce l’elemento di fondo che ha regolato le dinamiche interne al Terzo polo, sin dalla sua nascita: la diffidenza. Azione e Italia Viva sono due partiti fideistici, Calenda e Matteo Renzi, a prescindere dai ruoli che ricoprono, sono e saranno considerati i numeri uno dai rispettivi esponenti. Per ciascun gruppo, a Calenda e Renzi spetta l’ultima parola. Si era provata la strada, più ufficiale che ufficiosa, del Calenda frontman e Renzi stratega. Ma ogni volta che sono saltati i recinti delle due aree di competenza, si è arrivati allo scontro. Culminato nella sfiducia pubblica di ieri: «Basta con i tatticisimi renziani». Poi, l’insinuazione più fastidiosa da sopportare, quella di non voler contribuire economicamente al progetto, un biasimo di spilorceria partitica. «Che pochezza muovere critiche sui soldi, questo proprio no».


A parlare è un esponente di Italia Viva che ha partecipato alla riunione di ieri, alle 21.30, al termine della quale i renziani hanno confermato comunque «il proprio via libera al progetto partito unico democratico dal basso, senza bisogno di alcun ultimatum, utile a livello mediatico, ma totalmente surreale». Durante la riunione, risulta a Open, un dirigente di spicco dell’entourage renziano ha preso la parola: «La psicologia di Calenda non può bloccare il progetto del Terzo polo». Sintesi di ciò che pensano in molti: non si può più tornare indietro, «bisogna andare avanti, ormai». Perché allora si è arrivati allo scontro palese, con dichiarazioni pubbliche e veline anonime? La spiegazione che circola tra i parlamentari di Italia Viva è che Calenda abbia perso la pazienza, «esagerando». A farlo esplodere, in generale, sarebbe stata la distanza di Renzi dal percorso verso il partito unico. «Calenda lo vede impegnato nelle sue attività di business, mentre a livello politico non vuole mettere la faccia su questo progetto. Quando ha visto Renzi assumere l’ennesimo incarico che non c’entra niente con il Terzo polo, la direzione del Riformista, ha sbottato». A questo, vanno aggiunte le polemiche interne ai gruppi parlamentari di Camera e Senato, dove Azione e Italia Viva non trovano armonia. «A Montecitorio è una battaglia continua tra Matteo Richetti e Maria Elena Boschi», spiegano.


Il dubbio sulla presidenza di Italia Viva assunta da Renzi

Tra le cause latenti del contrasto, la spartizione delle risorse erogate al gruppo del Terzo polo, ma anche la prelazione sui lavori degli uffici legislativi. Ma come mai Calenda incolperebbe Renzi di non lavorare per il Terzo polo, quando il passo indietro dell’ex presidente del Consiglio è proprio uno dei cardini del percorso verso il partito unico? Un renziano riflette con Open: «Si sono addentrati su un sentiero di sola andata, non possono tornare indietro benché non si fidino l’uno dell’altro. In realtà, non c’è mai stata fiducia tra i due. Calenda sbaglia a reagire in questo modo, però persino io faccio fatica a non ammettere che anche lui abbia una parte di ragione quando vede Renzi occuparsi di tutt’altro. È vero che gli è stato chiesto di fare un passo indietro, ma allora perché si è fatto nominare presidente unico di Italia Viva lo scorso 23 dicembre? Parte degli attriti nascono qui, perché gli esponenti di Italia Viva che partecipano alle riunioni con gli alleati di Azione non possono prendere alcuna decisione senza l’avvallo di Renzi. Il quale, per sua scelta, non partecipa agli organismi del Terzo polo, però continua a conservare la sua egemonia sulle scelte. Anzi, ha cristallizzato questa sua funzione sostituendo Ettore Rosato».

La disistima del «Calenda politico»

Le fonti di Italia Viva interrogate off the record sono tutte convinte che il progetto del Terzo polo andrà avanti, benché la diatriba tra Calenda e Renzi abbia fatto perdere molta spinta. «E non si capisce il motivo del contendere», ci dice un membro del gruppo dirigente, «la questione dei soldi sollevata da Azione è pretestuosa. Non abbiamo mai avuto di questi problemi a partire dalla campagna elettorale delle scorse politiche. Anzi, se guardiamo allo scorso agosto, Calenda dovrebbe essere riconoscente a Renzi perché, dopo la rottura con il Partito democratico, Azione rischiava non riuscire a raccogliere nemmeno le firme per presentare la lista». Tra le verità non citate in queste ore ma che chiunque conosca Renzi conferma, è che il senatore Toscano non ha mai fatto il numero due di nessuno. «Al di là dei loro caratteri», confida un parlamentare del gruppo Terzo polo, «lo schema poteva funzionare se avessero accettato entrambi di essere i numeri uno in due ambiti diversi. Calenda il frontman, a Renzi il ruolo di intervenire in Aula a Palazzo Madama e, soprattutto, di elaborare le strategie politiche». Questo il leader di Italia Viva l’avrebbe ripetuto ai suoi parlamentari, ma anche ad alcuni esponenti del centrodestra consultati da Open: «Renzi non stima il Calenda politico. Apprezza il fatto che sia un gran lavoratore, che non stacchi mai, ma ha una bassissima considerazione di lui se si parla di intelligenza politica». Un discredito gettato sul leader di Azione che potrebbe essere arrivato alle sue orecchie.

L’idiosincrasia tra i militanti dei due partiti

Ad ogni modo, pare che Renzi abbia in mente un’operazione per non perdere influenza sul progetto del partito unico, non vuole che resti solo Calenda a gestire il tutto. «Ma non ha in mente, come si è scritto, di candidare Luigi Marattin alla segreteria del nuovo partito, non lavora a una candidatura alternativa a quella di Carlo. Piuttosto, sono allo studio altre formule, magari organi o ruoli ad hoc, per conservare un peso nella nuova organizzazione». Le voci raccolte vanno tutte nella stessa direzione: il progetto, seppure azzoppato, andrà avanti. Altro che affossarlo: «Il progetto del Terzo polo è talmente importante che non vale la pena di litigare. È tutto già deciso, le tempistiche sono già decise», ha affermato lo stesso Renzi, a poche ore dall’inizio della riunione convocata da Calenda. Il quale, dicono fonti di Italia Viva, potrebbe essersi lasciato cogliere dalla paura di una conta durante il congresso: «Azione è meno radicata di noi sui territori». La convivenza in un partito unico, se già sembrava ardua per la voluminosità mediatica dei suoi leader, adesso dovrà affrontare le idiosincrasie tra militanti renziani e calendiani, fomentate da quest’ultimo scontro pubblico. «Nei gruppi Facebook, nelle chat degli attivisti locali, il sentimento dell’uno contro l’altro è divampato in queste ore. Come faranno a collaborare quando ci unificheremo?».

Da chi è composto il Comitato politico del Terzo polo?

A questa e altre domande dovrà rispondere il Comitato politico del Terzo polo, del quale Renzi non fa formalmente parte. Si riunirà alle 18.30, presieduto da Calenda e dalla vice Elena Bonetti, di Italia Viva. Poi, per ciascun partito, cinque nomi di peso: tra i renziani annovera Teresa Bellanova, Maria Elena Boschi, Davide Faraone, Luigi Marattin ed Ettore Rosato, per Azione invece partecipano Mara Carfagna, Enrico Costa, Mario Raffaelli, Mariastella Gelmini e Andrea Mazziotti, oltre ai capigruppo Raffaella Paita e Matteo Richetti.

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