Lite nel Terzo Polo, Calenda: «Renzi sciolga Italia Viva. Io lavoro per il partito unico, lui non c’è». Boschi: «Sei un leader grazie a Matteo»

A schierarsi contro il neo direttore de il Riformista anche Matteo Richetti: «Adesso basta giocare, dica con chiarezza cosa vuole fare»

«Matteo Renzi deve sciogliere Italia Viva». In ore che sembrano precedere a un vero e proprio divorzio a parlare è Carlo Calenda, leader di Azione e ideatore del partito del Terzo Polo assieme al neo direttore de Il Riformista. Un fronte comune che ora sembra più che vacillare sulle difficoltà di «posizioni inconciliabili» dichiarate dalle due parti. Intervistato dal Corriere, Calenda lancia la palla al suo forse ex collega di partito: «Se stiamo divorziando? Lo deve chiedere a lui. Sono 48 ore che vengo bersagliato da attacchi anche personali da parte di quasi tutti i dirigenti di Italia Viva. Il punto per noi è politico: Renzi si rifiuta di prendere l’impegno di sciogliere Italia Viva quando nascerà il nuovo partito e sta bloccando ogni passo avanti sulla strada del partito unico».


Il colpo di teatro

Per il capo di Azione il punto starebbe dunque nella scarsa intenzione di Matteo Renzi di aderire pienamente al partito unico: «E questo è un problema: se da due partiti non nasce un partito ma ne nascono tre significa semplicemente che vuoi tenerti le mani libere». A nulla sembrano essere servite le rassicurazioni arrivate da Renzi poche ore fa durante l’assemblea con i suoi parlamentari: «Non c’è nessun motivo per rompere il progetto del partito unico. Italia Viva si scioglierà quando ci sarà il partito unico». Poi l’accusa: «I suoi sono tutti motivi finti: le polemiche le faccia lui, noi no». A riunirsi con i parlamentari nella serata di ieri 11 aprile anche Calenda: «Ragazzi, io vado dritto come un fuso. l partito lo faccio anche senza Renzi».


La risposta

Una presa di posizione che il leader di Azione ha chiarito poche ore fa su Corriere: «Il coordinamento del Terzo polo non si riunisce più perché a dicembre con un colpo di teatro Renzi è ridiventato segretario di Italia Viva, accentrando su di sé tutti i poteri e levando Ettore Rosato con cui lavoravamo molto bene e che sedeva negli organi di coordinamento del Terzo polo». Eppure secondo il leader di Azione un modo per sbloccare l’impasse ci sarebbe: «Potrebbe intanto rispondere al documento che gli ho mandato da settimane per preparare il processo che porterà al partito unico e poi dicendo con chiarezza se è disponibile a sciogliere Italia Viva, perché se non è disponibile non nasce nessun partito unico».

«Sta giocando di strategia»

Tra rassicurazioni, documenti senza risposta e azioni politiche non preannunciate, per Calenda tutto farebbe parte di una strategia renziana ben precisa: «Io ho l’impressione che lui voglia bloccare tutto fino alle Europee ritardando ogni decisione e poi si vedrà in attesa della prossima mossa del cavallo». Una partita a scacchi che il leader di Italia Viva starebbe giocando anche con il minimo sforzo: «A differenza di Renzi su questo partito lavoriamo tutti 25 ore al giorno insieme a Elena Bonetti, con cui ho un ottimo rapporto», continua Calenda. «Ma il nostro progetto non può dipendere da una persona che per il 90% del suo tempo fa altro e che ogni tanto torna e dice “no, non facciamo così, facciamo colà” e smonta tutto il lavoro fatto».

«Avvertito del Riformista un quarto d’ora prima che accadesse»

Le lamentele di Calenda continuano: «Quello che io mi rifiuto di fare è di girare l’Italia come un pazzo insieme a Elena Bonetti, produrre proposte e nel contempo avere una persona che è in altre cose affaccendato ma da cui dipende ogni singola decisione». Poi il riferimento a una delle notizie più dibattute degli ultimi giorni sul nuovo ruolo assunto da Renzi: «Non puoi fare credibilmente un partito con uno che ti avverte che farà il direttore del Riformista un quarto d’ora prima che accada».

Boschi: «Posizione inspiegabile di Calenda»

Sul possibile divorzio tra Renzi e Calenda si esprime anche la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi. «A quanto pare c’è un divorzio, anche se per tutti noi è stato un fulmine a ciel sereno», dichiara al Corriere. «Nessuno si capacita del perché Calenda abbia cambiato idea all’improvviso sul progetto del partito unico», continua, raccontando di come «anche i colleghi di Azione fossero rimasti stupiti». Una scelta quella di Calenda che Boschi definisce «senza motivazioni» e che per questo non sta convincendo «nemmeno i suoi». L’ex ministra renziana ribadisce poi quello che dovrà succedere al momento dell’ufficializzazione del partito unico: «Se si fa il congresso per il partito unico, Azione e Italia Viva si sciolgono. Se si fa la federazione no. E se chiami il congresso, poi non ti devi stupire che ci siano candidature alternative», chiarisce.

L’umiltà di Renzi

Alle critiche di protagonismo rivolte a Renzi, Boschi replica dicendo che l’ex premier «si è messo da parte con umiltà, caratteristica che pure non è la più renziana». Poi di nuovo sul leader di Azione: «Calenda è diventato ministro grazie a Renzi, ha ottenuto i galloni da leader grazie alla generosità di Italia Viva, non vedo per cosa possa lamentarsi». La deputata di Italia Viva commenta anche la discussione aperta «Matteo Richetti e altri dirigenti di Azione» definendo «inspiegabile» quanto dichiarato finora sul mancato scioglimento del partito: «Prima si faccia il congresso democratico e poi si sciolgano i partiti. In democrazia funziona così».

Richetti: «Ora basta giocare»

A parlare nelle ultime ore è anche il deputato di Azione e capogruppo alla Camera Matteo Richetti: «Sono amico di Renzi: ha annunciato che farà il direttore del Riformista e che avrebbe lasciato la responsabilità di partito a Calenda», spiega a Repubblica. «Poi si è ripreso la presidenza di Italia Viva facendo il contrario». Una posizione analoga a quella del leader del suo partito che ora mette in dubbio le reali intenzioni di Renzi sul progetto del Terzo Polo: «Lo dico con chiarezza: dobbiamo capire cosa vuole fare il nostro compagno di strada», continua Richetti. «Io ricordo che noi abbiamo eletto trenta parlamentari con un simbolo che aveva il nome di Calenda bene in vista: va bene il giochino, ma adesso basta. Dicano cosa vogliono fare e lo facciano».

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