Fiamma ossidrica, catrame sulla pancia e aghi nelle unghie: i sequestri e le torture ordinate dal boss a Roma

La ricostruzione del Tribunale di Civitavecchia nell’indagine su quattro sequestri di persona a scopi estorsivi

Fiamma ossidrica, catrame sulla pancia e aghi nelle unghie. Non è un film dell’orrore, ma i metodi di tortura del boss del narcotraffico Leandro Bennato, nuovamente arrestato in questi giorni con l’accusa di essere il mandante di quattro sequestri di persona a scopi estorsivi. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Civitavecchia, che ha convalidato il fermo, ha ricostruito le sevizie messe in atto dal boss. Tra le vittima delle torture di Bennato ci sarebbe anche Gualtiero Giombini, morto lo scorso 8 dicembre. I suoi aguzzini, sotto la regia di Bennato, lo avrebbero spogliato al gelo per poi picchiarlo e spalmargli della catramina sulla pancia e sulle gambe. Che poi hanno sciolto con la fiamma ossidrica. L’obiettivo era convincerlo a rivelare i nomi di chi aveva rubato i 107 chili di cocaina che l’uomo aveva il compito di custodire, all’interno di un appartamento di Roma. Giombini era stato liberato a novembre dopo che aveva rivelato il nome di Cristian Isopo come responsabile del furto e per questo anche lui vittima delle sevizie degli uomini di Bennato. Isopo è stato, infatti, rapito e portato nella stessa baracca di Giombini e l’hanno tenuto legato a una sedia mentre gli mettevano gli aghi sotto le unghie.


Le sevizie per il furto dei 107 kg di cocaina

In una chat in mano agli inquirenti spicca un messaggio da «Mady33», che secondo i magistrati era Bennato, diretto a Isopo. «Te lo ricordi Vecchio? (ovvero Gualtiero Giombini, ndr) Sta male. Fidate che ti è andata de lusso. Credime. Sei pure fortunato… tanto. Credime. E non hai visto nulla, zero». Isopo aveva infatti raccontato ai pm delle torture subite da Giombini. «Gualtiero è stato sequestrato e torturato dalle persone che poi hanno sequestrato anche me. L’ho visto con i miei occhi: era ridotto malissimo, in particolare aveva ustioni sul ventre e sulle gambe, procurategli usando una fiamma ossidrica per sciogliere guaine bituminose che poi gli appoggiavano sul ventre e sulle gambe nude», ha detto. «Ho visto con i miei occhi le ustioni, lui era in mutande. Era irriconoscibile, aveva il viso gonfio, era evidente che era stato anche pestato. Sentivo dei lamenti animali, che soffriva come un cane». Interrogato dagli investigatori ha dichiarato che non sapeva ci fosse il boss dietro i 107 chili di cocaina. «Ho detto non lo sapevo, agente! Se lo sapevo non è che gliela facevo ruba’ quella roba». Per questi motivi, è stato torturato e avrebbe poi restituito al boss metà dello stupefacente rubato.


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