Sanzioni alla Russia, l’allarme dell’intelligence: «Mosca importa tecnologia per le armi da Armenia, Kazakistan e altri Paesi»

Lo rivela il New York Times: funzionari europei e statunitensi avrebbero scoperto il meccanismo adottato da Mosca per entrare in possesso dei chip altrimenti embargati

Pur colpita dalle sanzioni degli Stati Uniti e di altre decine di Paesi occidentali, che hanno imposto il divieto alla vendita di armi e tecnologia militare a Mosca, la Russia avrebbe però trovato il modo di aggirare le restrizioni per continuare a rifornirsi di microchip dall’Occidente. Tecnologia essenziale per continuare ad alimentare le scorte dell’arsenale russo. Secondo il New York Times, nella riunione del 24 marzo scorso gli alti funzionari europei e quelli statunitensi avrebbero condiviso le prove, e le preoccupazioni, per il superamento delle sanzioni da parte di Mosca. La Russia starebbe infatti acquistando per milioni di dollari da Armenia, Kazakistan e altri Paesi otto tipologie di chip e altri dispositivi elettronici cruciali per lo sviluppo delle armi, compresi i missili cruise, utilizzate per colpire l’Ucraina. Se le sanzioni, è questa la convinzione dei funzionari occidentali, hanno ridotto drasticamente la capacità di rifornimento dei russi, è altrettanto vero che Mosca non è stata a guardare e ha organizzato un complesso meccanismo per riuscire comunque a mettere le mani sui materiali embargati. Aumentando anche gli acquisti dai Paesi che non partecipano al regime sanzionatorio, come la Cina, dalla quale ogni mese importa fino al 50 per cento in più rispetto ai livelli pre-bellici.


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