L’Italia fa il pieno di procedure d’infrazione Ue: lavoratori stagionali, contratti a termine e antiriciclaggio

Roma non ha recepito le direttive dell’Unione europea e dispone di due mesi per rispondere alle argomentazioni della Commissione

«Garantire il pieno rispetto della direttiva è un presupposto importante per attrarre nell’Ue la manodopera necessaria per il lavoro stagionale ed eventualmente anche per contribuire a ridurre la migrazione irregolare». Con queste parole la Commissione europea ha preso la decisione di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia e altri 9 Paesi membri per non aver pienamente recepito la direttiva comunitaria sui lavoratori stagionali. La disposizione dell’Unione europea – si legge sul sito dell’Istituzione – mira a garantire norme eque e trasparenti per l’ammissione nell’Unione dei lavoratori stagionali di paesi terzi, nonché condizioni di vita e di lavoro dignitose, pari diritti e una protezione sufficiente dallo sfruttamento. Gli Stati membri interessati – oltre all’Italia, Belgio, Bulgaria, Estonia, Grecia, Cipro, Lettonia, Lituania e Lussemburgo – dispongono ora di 2 mesi per rispondere alle argomentazioni formulate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, Bruxelles potrà decidere di inviare un parere motivato.


L’Italia nel mirino dell’Ue per i contratti a termine nella Pubblica amministrazione

Non solo lavoratori stagionali, ma anche abuso dei contratti a tempo determinato. L’Italia torna infatti nel mirino dell’Ue pure per le condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico. A tal propisito, Bruxelles ha inviato a Roma un parere motivato, secondo passo della procedura avviata nel luglio 2019, evidenziando che «la normativa italiana non previene, né sanziona in misura sufficiente l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico», inclusi – tra gli altri – «insegnanti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle scuole pubbliche, operatori sanitari, lavoratori del settore dell’educazione artistica, musicale e coreutica superiore, personale dell’opera, personale degli istituti pubblici di ricerca, operatori forestali e personale volontario del corpo nazionale dei vigili del fuoco brigata». Alcuni di questi lavoratori, spiega la Commissione Ue – «hanno anche condizioni di lavoro meno favorevoli rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, il che costituisce una discriminazione ed è contrario al diritto dell’Ue». Come nel caso della procedura di infrazione aperta per non aver pienamente recepito la direttiva comunitaria sui lavoratori stagionali, anche in questo caso l’Italia dispone di due mesi per rimediare alle carenze rilevate, oppure la Commissione europea potrà decidere di deferirla alla Corte di giustizia Unione europea.


Riciclaggio di denaro e finanziamento al terrorismo

Procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia anche per il mancato corretto recepimento della direttiva dell’Unione in materia di antiriciclaggio. Il nostro Paese, insieme a Lettonia e Portogallo, «avevano notificato il pieno recepimento delle norme comunitarie, ma la Commissione europea ha individuato diversi casi di mancata conformità su aspetti ritenuti fondamentali – come, nel caso dell’Italia, la licenza o regolamentazione dei prestatori di servizi -, decidendo pertanto di inviare alle autorità nazionali una lettera di messa in mora», si legge sul sito dell’esecutivo comunitario. «Le norme antiriciclaggio sono uno strumento importante nella lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Le lacune legislative di uno Stato membro si ripercuotono sull’insieme dell’Ue», conclude Bruxelles in una nota, esortando i Paesi ad «attuare le norme in modo controllato ed efficiente per combattere la criminalità e proteggere il sistema finanziario».

I ritardi di pagamento in Calabria

Bruxelles ha inoltre avviato una ulteriore procedura d’infrazione contro Roma per non aver applicato correttamente le norme della direttiva dell’Unione destinata eliminare ritardi eccessivi nei pagamenti di beni e servizi dal parte della pubblica amministrazione. Nel mirino di Bruxelles sono finite in particolare le disposizioni che consentono alla regione Calabria di effettuare pagamenti nel settore sanitario al di là dei limiti temporali fissati dalla direttiva.

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