«Vado a San Siro e gli taglio la testa»: così il capo criminale progettava gli omicidi degli ultras dell’Inter e del Milan

Le intercettazioni di un’inchiesta a Milano svelano il ruolo di Nazzareno Calaiò. Nel mirino Boiocchi e Lucci. Con i tifosi contrasti sulla droga

Nazzareno Calaiò, classe 1969, è soprannominato Il Nazza. Il Fatto Quotidiano racconta che è il capo criminale della Barona, un quartiere di Milano. La sua base era un bar in via Tre Castelli. E aveva tanti interessi in comune con i capi ultras di Inter e Milan. E contrasti. Come quello con Vittorio Boiocchi, capo della curva nord dei nerazzurri, ucciso a ottobre 2022. O quello con Daniele Cataldo, vicino a Luca Lucci. Ovvero il capo ultras milanista condannato per traffico di stupefacenti. La procura di Milano ieri ha chiuso le indagini su sette piazze di spaccio. Novanta indagati, tra cui il figlio e il nipote di Nazza. Mentre per lui l’accusa è di traffico di droga ma c’è un fascicolo apposito. Indagano Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco.


L’inchiesta

Tra i fermati c’è anche Massimiliano Mazzanti. E a raccontare ai magistrati è stata una donna che era nella banda. Nelle intercettazioni, racconta il quotidiano, Calaiò sembrava molto deciso nei confronti degli ultras Andrea Beretta e Vittorio Baiocchi. «Adesso studio il modo che gli taglio la testa senza pagarla (…) a questo infame (…), lo sequestriamo, lo anestetizziamo, lo portiamo nell’orto e lo sotterriamo”. E ancora: “Lo prendo senza telefono? È meglio di quello che ho fatto con il casco». La locuzione “Con il casco” potrebbe costituire un riferimento al tentato omicidio di Enzo Anghinelli, pregiudicato colpito alla testa il 12 aprile 2019 mentre si trovava in macchina in via Cadore. Non risulta che Calaiò sia indagato per quel delitto. Un’altra intercettazione chiama in causa sia Boiocchi che Beretta.


Le intercettazioni

«Vado a San Siro e gli (Boiocchi, ndr) taglio la testa (…), paga pure Beretta (…) anzi rimane vivo e gli dico: portami due milioni domani (…) se no (…) fai la stessa fine tu (…) perché sei un infame tu e tutti quelli della curva (…). Siete una massa di (…) voi dell’Inter (…) siete vivi per miracolo». Gli risponde “Franco il bello”: «Se lo vuoi io ce l’ho uno che fa ‘ste robe, un professionista”. A maggio 2022 tocca alla curva del Milan: «“Ti dico la verità (…) vado a sparare prima a Giancarlo e poi a Cataldo». Il figlio: «Datemi l’indirizzo lo faccio, mi metto il casco integrale e me lo faccio a Cataldo (…). Gli sparo in faccia». Di Cataldo si progetta un omicidio che non va in porto. “Giancarlo” è Giancarlo Lombardi.

Luca Lucci e Vittorio Boiocchi

Nel giugno 2019 Luca Lucci finì sui giornali perché il Gip di Milano gli sequestrò un milione di euro. Nell’occasione tutti ricordarono la foto che lo ritraeva con il leader della Lega Matteo Salvini. Il fascicolo d’indagine cominciò a riempirsi dopo gli scontri tra gli ultras dell’Inter e quelli del Napoli prima della partita del 26 dicembre 2018 che portarono alla morte del varesino nerazzurro Dede Belardinelli. All’epoca Vittorio Boiocchi venne scarcerato dopo 26 anni di prigione, anche se nel 2021 venne sottoposto alla sorveglianza speciale per una tentata estorsione da 2 milioni di euro. Tornò così in curva e si «autoproclamò» capo della curva Nord. Boiocchi era stato anche oggetto di un Daspo. Secondo i giudici delle misure di prevenzione le frequentazioni di Boiocchi erano da sempre «contraddistinte dalla sistematica consumazione di gravi reati». Tra questi la «coltivazione di forti legami con personaggi di spicco della delinquenza organizzata mafiosa legata a Cosa Nostra ed alla cosiddetta “mafia del Brenta”».

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