Le Virtù teramane, le storia e il mito di un piatto simbolo del 1° maggio che apre le porte delle case

Diverso da qualsiasi altra zuppa o minestra, il piatto tipico della città abruzzese ha radici antiche e, per la sua complessa preparazione, viene preparato in grandi quantità così che venga spesso condiviso con più famiglie

Le “Virtù teramane” è un piatto tipico della tradizione della cucina di Teramo, in Abruzzo, che si prepara il 1 maggio ormai da tantissimo tempo. Si tratta di una tradizione antica legata all’antico auto della Terra in occasione del Calendimaggio festeggiato dalle civiltà contadine. Come spiega il sito Virtuquotidiane, il 30 aprile rappresentava per il calendario contadino il passaggio tra la fine dell’inverno e l’inizio della stagione fertile: «In onore della dea Maja (da cui maggio) per propiziare la fertilità della terra e l’abbondanza del raccolto, nella cultura contadina si celebrava un rito, un piatto propiziatorio per l’estate, affinché la stagione consentisse di avere un raccolto sufficiente per tutto l’inverno successivo».


L’origine del nome

Nelle “Virtù teramane” ci sono leggimi secchi cotti con le verdure, che possono arrivare a 17 tipi diversi, oltre che cotica di maiale e c’è chi ci aggiunge pasta fresca e secca. È un piatto espressione del virtuosismo di chi lo sapeva preparare, con tanta buona volontà e fantasia. «Leggenda narra – spiega ancora Virtuquotidiane – che le virtù si chiamano codì perché dovevano essere preparate da 7 vergini, utilizzando 7 legumi, 7 aromi, 7 carni, 7 verdure di stagione, 7 tipi di pasta, cucinato tutto in 7 ore… 7, perché sono 7 le virtù cristiane». Se rispettato nella sua forma tradizionale, è indubbiamente un piatto irripetibile in periodi dell’anno, perché i suoi ingredienti dovrebbero essere solo quelli tipicamente disponibili in questa stagione dopo il lungo inverno, in una sapiente combinazione di avanzi della dispensa e primizie di primavera.


Un piatto da condividere

Quel che caratterizza questo piatto, che non può essere definito una zuppa o una minestra, è la cottura lunga e laboriosa. Nel disciplinare predisposto dagli esperti e ristoratori locali e riconosciuto anche dal ministero dell’Ambiente, sarebbero necessari circa 50 ingredienti da preparare separatamente. Da qui la difficoltà nella sua preparazione e l’altra caratteristica che rende particolare il piatto. Le “Virtù teramane” è un piatto che viene preparato in grandi quantità e quindi mai per una sola famiglia, come ricorda La cucina italiana che ne suggerisce una ricetta: «Chi le fa le offre gentilmente agli amici che si presentano a casa con una pentolino vuota da riempire e portar via. Ormai quasi tutti i ristoranti della città nel giorno del Primo maggio, festa dei lavoratori, offrono le Virtù e arrivano persone da tutta Italia per assaporarle. Le virtù sono un piatto unico e completo. Non c’è bisogno di accompagnarle ad un secondo o ad un contorno».

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