Concertone, Ambra risponde alle critiche: «Non c’è più Boncompagni che mi parla all’orecchio, le parole per il ministro gesto di umanità»

Dopo le parole di Rovelli contro Crosetto, la conduttrice del palco del Primo Maggio difende la sua posizione: «Non si attacca chi è assente»

A rompere il silenzio sulla polemica più accesa del Concertone del Primo Maggio è Ambra Angiolini. Reduce dalle numerose ore di diretta su Rai3, dal treno risponde al Corriere sull’attacco del fisico Carlo Rovelli rivolto al ministro della Difesa Guido Crosetto sul palco di San Giovanni. «Sono stata attaccata sui social per aver ricordato che non è una buona regola accusare gli assenti che non posso replicare, ma io resto convintissima di quello che ho detto», spiega riferendosi alle parole pronunciate poco dopo il discorso di Rovelli difendendo il diritto di replica del ministro. «L’ho fatto per una questione di umanità, di correttezza. Sul palco del Concertone non c’è alcuna censura, c’è libertà di espressione, io per prima non ho mai avuto pressione negli anni su cosa dire o cosa non dire, ma ognuno si prende le proprie responsabilità. E io l’ho fatto», spiega la conduttrice. Poi ancora sul tentativo di difesa della posizione del ministro Crosetto nel dibattito aperto da Rovelli: «La liturgia dei media vuole che quando si esprime la propria opinione, occorre sapere che se non è previsto un contraddittorio (e un concerto non è una tribuna politica) non si possa attaccare un assente. Io ho precisato questo, senza entrare nel merito». Angiolini si difende parlando anche di «meccanismi base della tv» che ormai afferma di conoscere bene: «Anche se non c’è più Boncompagni che mi parla nell’orecchio Ormai le ho imparate le regole, lui mi ha insegnato tutto molto bene». 


«Appartenenza politica? Non c’entra, il Concertone è una festa in musica»

L’attrice e conduttrice si è detta poi molto fiera dell’edizione appena passata del Concertone: «Quando sono arrivati i dati d’ascolto abbiamo pianto tanto. Un’edizione molto difficile perché non volevamo inveire da quel palco», racconta, «non volevamo lanciare accuse, ma far capire che è bene lavorare tutti nella stessa direzione, senza usare la rabbia. E ci siamo riusciti». Angiolini non si risparmia poi di commentare un’altra presa di posizione espressa sul palco che ha suscitato non poche polemiche e ribadisce: «È importante la battaglia sulle vocali (avvocato/avvocata, ecc, ndr) ma io vorrei vedere i fatti, vorrei vedere la retribuzione femminile uguale a quella maschile, vorrei parlare di lavoro dopo la maternità. Mi sento a disagio a parlare solo di vocali», spiega riferendosi al grido lanciato durante l’evento «Tenetevi le vocali, ridateci i diritti». Poi la riflessione generale sul significato attuale del Concertone del primo maggio: «Quello è un momento soprattuto di musica e non una questione politica. Anche il racconto di quello che hanno detto i cantanti, prima di esibirsi, è stato fondamentale. Sono state fatte osservazioni sui diritti universali, sulla salute mentale». E alla domanda sull’appartenenza politica ribadisce: «Si viene per far festa, ma poi vedi, quando si parla di diritti, gli occhioni commossi dei ragazzi che ti guardano e un sincero applauso che parte. Ecco, i giovano sono qui per dire cosa non vogliono più».


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