Le due verità dietro l’attacco al Cremlino con i droni: i servizi segreti ucraini o la false flag per uccidere Zelensky

Mosca punta il dito contro Kiev e il generale Budanov. Accusato anche dell’attentato al ponte di Kerch in Crimea. Ma la prospettiva potrebbe cambiare

Ci sono due verità dietro l’attacco al Cremlino con i droni. La prima coinvolge l’Ucraina e punta il dito sull’intelligence di Kiev. Che aveva l’obiettivo di colpire il pennone della bandiera sull’edificio e non il presidente Vladimir Putin. Per dimostrare la debolezza di Mosca. In linea con le altre operazioni in territorio russo. Di cui però Volodymyr Zelensky ha sempre smentito la paternità. L’altra invece prevede la teoria della false flag. E quindi il sospetto dell’operazione orchestrata dalla Russia per giustificare i bombardamenti dell’Ucraina. Alla vigilia dell’offensiva di primavera che nei piani di Kiev dovrebbe ricacciare indietro gli invasori. Mentre c’è chi ricorda un precedente storico. Quello di Mathias Rust nel 1987 che atterrò sulla Piazza Rossa con il suo aereo da turismo “bucando” le difese russe.


La geolocalizzazione

Intanto la Cnn ha geolocalizzato il drone che ha colpito il Cremlino. Un video che mostra il fumo che si alza dal palazzo alle 2,37 di mercoledì (ora locale) pubblicato su Telegram mostra l’incidente e supporta quindi la tesi dei russi. Mark Warner, presidente della Commissione Intelligence del Senato statunitense, dice che non ci sono ancora prove del coinvolgimento ucraino. Mentre l’Isw sostiene che Mosca potrebbe aver orchestrato l’attacco nel tentativo di trasmettere l’importanza della guerra alla popolazione russa. E di creare le condizioni per una più ampia mobilitazione sociale. Le autorità russe, spiega il think-tank, hanno recentemente adottato misure per rafforzare le proprie capacità di difesa aerea interna. Anche nella stessa Mosca. Ed è quindi «altamente improbabile» che due droni possano penetrare diversi strati di difesa aerea ed esplodere o essere abbattuti proprio «sopra il cuore di il Cremlino», sotto le lenti delle telecamere, afferma Isw.


Il Cremlino, i droni, i precedenti

Le immagini di geolocalizzazione del gennaio scorso mostrano le autorità russe che dispiegano sistemi missilistici antiaerei Pantsir vicino a Mosca per creare perimetri di difesa aerea intorno alla città, ricordano gli esperti. Se invece l’attacco fosse stato lanciato da Kiev questo rappresenterebbe «un notevole imbarazzo per la Russia». il generale Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano della missione Isaf in Afghanistan e membro del Comitato Atlantico, dice all’AdnKronos che «il tentativo di attentato al presidente Putin tramite droni esplosi sul Cremlino lascia dubbi e perplessità. Prima di tutto perché ne parlano solo gli organi della pubblica informazione russa e non ha avuto nessun risalto e nessun confronto da parte dell’Ucraina che ha smentito tale azione. Churchill durante la seconda guerra mondiale ha rischiato di essere ucciso con un attacco tedesco e ancora Stalin si dice che avesse dieci sosia proprio perché temeva di subire attentati quasi quotidianamente. Queste sono situazioni in cui l’aspetto della propaganda gioca un ruolo di grande importanza».

La strategia Budanov

Repubblica invece scrive che il primo sospettato per l’azione ucraina è il generale Kirilo Budanov. Che è a capo del Gur, i servizi segreti militari ucraini. Gur aveva pubblicato un video girato all’interno di una base militare russa a Pskov che mostrava alcuni sabotatori piazzare cariche su elicotteri da guerra e scappare. Per l’attacco al ponte di Kerch la Russia ha incriminato proprio Budanov. Tra fine febbraio e l’inizio di aprile i russi hanno trovato droni dalle parti di Mosca. Un terzo si è schiantato su un distretto industriale alla vigilia della visita di Putin. L’amministrazione Biden ha avvertito proprio Budanov il 24 febbraio, anniversario dell’Operazione Speciale di Putin. Diffidandolo dall’attaccare in territorio russo. Anche l’attentato in cui ha trovato la morte Darya Dugina potrebbe portare la sua firma.

Il complotto russo

L’altra ipotesi è il complotto russo. Per giustificare una controffensiva a tappeto sul territorio ucraino e l’omicidio del presidente Zelensky. Del quale l’opinione pubblica russa potrebbe essere convinta a chiedere la testa proprio dall’attacco al luogo simbolico. Si tratta come sempre in questi casi di speculazioni. I servizi russi potrebbero aver architettato un piano. Mentre dalle carte riservate del Pentagono emerge che gli Usa avrebbero bloccato i progetti ucraini di bombardamenti su scali portuali russi. L’intelligence americana attualmente è molto cauta anche su Kiev. Sostiene di non essere sempre informata delle azioni dell’Ucraina. Forse per evitare ulteriori conflitti con la Russia.

Il 9 maggio

Nella capitale russa il timore si diffonde per possibili clamorosi attacchi mentre si avvicina la data del 9 maggio, anniversario della vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale. In diverse città sono state annullate le tradizionali parate militari. Ma non sulla Piazza Rossa, dove tutto si svolgerà da programma, ha fatto sapere il Cremlino. Mentre su Mosca e San Pietroburgo sono vietati da oggi i voli di droni. Ieri è scoppiato anche un incendio di una cisterna di carburante da 20.000 metri cubi provocato dall’impatto di un drone in un deposito nella regione di Krasnodar, sul Mar d’Azov, non lontano dal ponte di Crimea, preso di mira da un attentato nell’ottobre scorso. Poco dopo i servizi di sicurezza interni (Fsb) davano la notizia dell’arresto di sette agenti ucraini in Crimea, accusati di volere organizzare attentati contro i dirigenti politici della penisola annessa alla Russia nel 2014. Il canale Telegram Baza, inoltre, ha parlato di un attacco con cinque droni durante la notte contro un aeroporto militare nella regione russa di Bryansk, vicino al confine ucraino.

La controffensiva

Intanto Zelensky lascia l’Ucraina per una visita a sorpresa in Finlandia, fresca di ingresso nella Nato. E annuncia la controffensiva: «Presto faremo nuove azioni offensive, e dopo sono certo che riceveremo i caccia» tanto desiderati da Kiev per dare una svolta alla guerra. I media hanno poi fatto trapelare la notizia che dopo il nord, il presidente ucraino visiterà Berlino il 13 e 14 maggio su invito del cancelliere tedesco Scholz. Ma il viaggio rischia di saltare proprio a causa della fuga di notizie. Secondo il Tagesspiegel, gli ucraini sarebbero infatti molto delusi che siano trapelate «in modo consapevole da fonti tedesche informazioni di politica della sicurezza molto sensibili». A seguire, Zelensky ha partecipato a un vertice con i leader dei Paesi nordici: oltre a Niinisto, il premier svedese Ulf Kristersson, la danese Mette Fredriksen, il norvegese Jonas Gahr Store e la premier islandese Katrin Jakobsdottir. Le cinque nazioni hanno espresso il loro sostegno per un’Ucraina membro della Nato e dell’Ue, confermando il loro sostegno politico, finanziario, umanitario e militare a Kiev «per tutto il tempo necessario».

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