Giletti e la cancellazione di Non è l’Arena prima delle puntate sulle stragi: «La Dia dice che Graviano copre Berlusconi»

Il Fatto: un messaggio per pianificare gli interventi il giorno prima della chiusura della trasmissione

Prima della cancellazione di Non è l’Arena il conduttore Massimo Giletti aveva detto a Marco Lillo, vicedirettore de il Fatto Quotidiano, che la trasmissione si sarebbe occupata delle indagini sui rapporti tra Silvio Berlusconi, Marcello dell’Utri e Cosa Nostra. Lo racconta oggi proprio Lillo, specificando che Giletti gli aveva chiesto di partecipare in qualità di esperto. E che gli aveva spiegato la scaletta della trasmissione, che si sarebbe occupata delle conversazioni intercettate e dei milioni di euro da Berlusconi a Dell’Utri. Oltre che dei rapporti tra quest’ultimo e la mafia. Il 12 aprile Giletti aveva mandato a Lillo un messaggio: «Poi ci dobbiamo vedere per pianificare». Il giorno dopo Non è l’Arena è stata cancellata da La7.


L’informativa

Per questo adesso sotto la lente torna l’indagine dei pm di Firenze sulle stragi del 1993. E su quella mancata del 1994. Con un occhio particolare a Giuseppe Graviano. Madre Natura, capo del mandamento di Brancaccio, avrebbe infatti confidato al compagno di detenzione Umberto Adinolfi un segreto che riguarda il fallito attentato ai carabinieri allo stadio Olimpico di Roma. Luca Turco e Luca Tescaroli indagano sui mandanti occulti. Il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza ha raccontato che poco prima del giorno pianificato per la strage incontra Graviano nel bar Doney di via Vittorio Veneto a Roma. Nell’occasione questi gli confida di aver trovato un accordo con Berlusconi e Dell’Utri per la risoluzione dei suoi problemi giudiziari. Ma l’attentato all’Olimpico deve andare in scena lo stesso, come ultimo avvertimento.


L’incontro al bar Doney

Graviano ha negato l’incontro al bar Doney con Spatuzza. Ha confermato invece gli incontri con Berlusconi, ma all’interno di una tesi piuttosto complottistica che vedeva alcuni imprenditori della Palermo Bene intenti a foraggiare il Cavaliere per le sue imprese con addirittura 20 miliardi di lire dell’epoca. E ha negato la presenza di Dell’Utri. Oggi, scrive ancora il Fatto, un’informativa della Direzione Investigativa Antimafia di Firenze ipotizza che Graviano voglia coprire Berlusconi. E punta il dito sulla conversazione del boss con Adinolfi. Durante la quale Graviano avrebbe detto che la strage mancata del 1994 gli sarebbe stata chiesta proprio da Berlusconi. Scrive la Dia: «Adinolfi sembra convinto che Silvio Berlusconi avesse anch’egli interagito con Giuseppe Graviano al fine far terminare il periodo stragista (“per bloccare l’azione”), ma al contrario, quest’ultimo prima risponde negativamente: “Noo!” e poi aggiunge: “Anzi meglio, anzi… lui mi disse, dice: ‘Ci volesse una bella cosa’”. Secondo l’interpretazione della Dia la “bella cosa” sarebbe l’attentato di cui Graviano parlò ai tavolini del bar Doney a Gaspare Spatuzza nel gennaio 1994 per chiedergli di dare ‘il colpo di grazia’».

L’interrogatorio di Graviano

Giuseppe Graviano, però, sentito nel 2020 e nel 2021 dai pm di Firenze, ammette che si riferiva a Berlusconi solo quando parlava degli investimenti del nonno e della sua delusione per le leggi sul 41 bis. E a domanda specifica “Ci dica se Berlusconi è stato il mandante delle stragi?” il boss glissa: “Non lo so se è stato lui”. Ciò nonostante, nella sua informativa la Dia lo scrive chiaro e tondo: «Graviano ha inteso ‘coprire’ Berlusconi, non lo ha voluto tradire raccontando tutto quello che sa, sia nei rapporti con suo nonno e suo cugino, sia in rapporti ulteriori e diversi di cui Berlusconi era attore, ma che non ha voluto specificare». Resta il fatto che a fine gennaio 1994 Graviano viene arrestato a Milano. E da quel giorno è al 41 bis.

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