Il prezzo della pasta continua a crescere: il governo convoca «Mister Prezzi»

La denuncia degli agricoltori: «Rincari del 17,5% in un anno, ma i soldi non arrivano di certo a noi»

C’è anche la pasta tra le vittime dell’inflazione. O meglio: della speculazione. Confrontando i dati di marzo 2023 con quelli dello scorso anno, il costo medio di un pacco di pasta in Italia è aumentato del 17,5%. Una cifra che secondo le stime del Codacons si traduce in una spesa annua aggiuntiva di almeno 25 euro per famiglia. Mentre Assoutenti denuncia che in solo 12 province italiane il prezzo al chilo è inferiore ai 2 euro. Ciò che non torna sono i motivi di questi rincari, soprattutto alla luce della riduzione del prezzo del grano duro e dell’energia. Ed è proprio per chiarire questo aspetto che il prezzo della pasta potrebbe diventare il primo banco di prova della Commissione di allerta rapida sui prezzi, istituita un mese fa dal governo con il decreto Trasparenza e presieduta da Benedetto Mineo, ribattezzato Mister Prezzi. La riunione – composta da aziende, autorità competenti, associazioni di categoria e consumatori – si riunirà l’11 maggio al ministero delle Imprese e del Made in Italy.


La protesta delle associazioni di categoria

In attesa della cabina di regia, le posizioni di agricoltori, consumatori e industria sembrano viaggiare su binari diversi. Secondo Coldiretti, l’aumento del prezzo della pasta è «un’anomalia su cui è bene fare chiarezza, perché il grano duro viene pagato circa 36 centesimi al chilo, ad un valore di oltre il 30% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Mentre il prezzo della pasta è aumentato circa il doppio dell’inflazione», spiega oggi l’associazione di categoria sulle pagine del Messaggero. L’industria però prova a difendersi, precisando che i prezzi «dipendono da molti fattori». Non solo: Riccardo Felicetti, presidente di Unione Italia Food, aggiunge: «La pasta oggi a scaffale è stata prodotta mesi fa con grano duro acquistato alle quotazioni del periodo ancora precedente e con i costi energetici del picco di crisi». Spetterà alla commissione del Mimit stabilire chi ha ragione e agire di conseguenza. Nel frattempo, l’Unione nazionale consumatori lancia l’allarme: finché la speculazione non sarà definita una pratica scorretta, attacca l’associazione di categoria, «avremo sempre le armi spuntate contro i prezzi troppo alti».


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