Russia, autobomba contro lo scrittore nazionalista Prilepin. Mosca accusa la Nato, Kiev glissa: «Il crollo di Putin è vicino»

Si tratta del terzo attentato a celebrità filorusse in meno di un anno. Morto l’autista del mezzo

Lo scrittore nazionalista russo Zakhar Prilepin è rimasto gravemente ferito alle gambe in seguito all’esplosione di un ordigno piazzato sotto l’Audi A7 sulla quale viaggiava questa mattina nei pressi di Nizhny Novgorod, città russa a 400 chilometri da Mosca. Un attacco, nel quale ha perso la vita l’autista dello scrittore, che ricorda quello di nove mesi fa diretto all’ideologo di Vladimir Putin, il filosofo Aleksandr Dugin, ma che aveva invece colpito e ucciso sua figlia, Darya. Prilepin ha sempre espresso veemente supporto per l’invasione dell’Ucraina e la sua morte arriva a un mese da quella del blogger pro-Cremlino Vladlen Tatarsky, a San Pietroburgo. Ad appena due ore dall’attacco, il ministero dell’Interno russo ha reso noto di aver fermato un sospetto con precedenti nei pressi di una foresta della regione di Nizhny Novgorod. Ad ogni modo, la ricerca di altri potenziali responsabili non si ferma, hanno reso noto le autorità russe.


La replica di Kiev

Nel frattempo, le forze dell’ordine regionali riferiscono di star investigando per chiarire le cause e le circostanze dell’incidente, avvenuto lungo una strada di campagna a circa 80 chilometri dalla città di Bor, riporta la Bbc. Non si è fatta attendere la risposta di Kiev, che circa il ferimento del 47enne tra i più noti romanzieri della Federazione ha dichiarato, per bocca del consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak: «Moloch è sempre prevedibile. Non smette mai di masticare. Prima divora i suoi nemici, poi divora persone a caso e infine divora i suoi. Per prolungare l’agonia del clan di Putin e per mantenere l’illusorio “controllo totale”, la macchina repressiva russa accelera i ritmi e rastrella tutti, compresi (per un dessert particolarmente squisito) gli attivisti Z e V. Alla vigilia del crollo, Mosca sarà estremamente cupa».


L’accusa di Mosca

Dal canto suo, Mosca ha prontamente accusato gli Usa e i Paesi occidentali di essere dietro l’attacco al veterano delle guerre in Cecenia, che ha combattuto anche al fianco dei separatisti filorussi dell’Ucraina orientale. Mentre il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è riufiutato di commentare i fatti finché le indagini non saranno terminate, a prendere la parola è stata la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che ha addossato la responsabilità dell’attentato a Usa e Regno Unito. «I fatti si sono avverati. Washington e la Nato hanno nutrito un’altra cellula di terroristi internazionali: il regime di Kiev», ha scritto nel suo canale Telegram.

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