La bufala dei crani umano-alieni di Paracas

Spieghiamo il presunto mistero degli ibridi umano-alieni di Paracas

Dai vecchi ritrovamenti di crani umano-alieni a Paracas in Perù ad altri ancor più improbabili in Bolivia. Si tratta di resti umani che presentano effettivamente un cranio allungato. Sono quindi simili a quelli che nella cultura popolare associamo agli extraterrestri. Per tanto è facile trovarli anche nelle pagine Facebook dedicate alla teoria degli antichi astronauti. Si tratta dell’idea che la civiltà a noi nota derivi da un’altra esistita sul finire dell’ultima glaciazione, che secondo alcuni teorici sarebbe derivata dalla visita di un misterioso popolo di visitatori alieni.

Per chi ha fretta:

  • I crani deformati trovati a Paracas nel 1928 risalgono alla omonima cultura esistita tra l’800 e il 100 a.C.
  • Le deformazioni sono dovuti a una pratica diffusa in diversi popoli antichi, non solo in Sudamerica.
  • Le presunte analisi del DNA mitocondriale che dimostrerebbero una origine per metà aliena non sono mai state pubblicate in una rivista scientifica.

Analisi

La condivisione sui crani di Paracas sembra tratta da vecchi post in circolazione negli ambienti ufologici fin dal 2014, come riportano i colleghi di Snopes. Riportiamo di seguito la narrazione che circola nelle pagine italiane:

Se, prima della comparsa delle analisi del DNA, gli storici hanno affermato che tutti i crani allungati sono stati ottenuti dall’uomo usando la deformazione artificiale, allora gli studi moderni sul genoma dei teschi di Paracas non sono d’accordo con questo.

I teschi sono un quarto più grandi di volume e il 60% più pesanti dei normali teschi umani. Anche la struttura è diversa: i crani di Paracas hanno una superficie parietale, mentre gli umani ne hanno due.

Il direttore del Museo di Storia di Paracas ha inviato cinque campioni di capelli, pelle, denti e pezzi di cranio per l’analisi genetica e si è scoperto che il DNA mitocondriale, che viene ereditato dalla madre, con una mutazione sconosciuta che non si trova negli esseri umani, nei primati o in qualsiasi altro animale… In poche parole, questa è una creatura umanoide completamente nuova, lontana dall’Homo sapiens, dall’uomo di Neanderthal o dall’uomo di Denisova.

Non so se troveranno un posto per queste persone nell’albero genealogico dell’uomo moderno, ma i teschi di Paracas non si adatteranno alla teoria dell’evoluzione lineare.

La seconda condivisione invece riguarda un teschio trovato in Bolivia, ed è presentata col seguente testo:

Il ritrovamento boliviano è un grande teschio umano di forma insolita e con un grande volume cerebrale. Si vede visivamente che le parti frontali destra e sinistra sono espanse. A giudicare dalle dimensioni e dal colore, il cranio apparteneva a un uomo alto circa 3 metri, e il colore chiaro dell’osso indica un’età di migliaia di anni. È interessante notare che ora si ritiene che una persona nel corso dell’evoluzione abbia ora il volume cerebrale più grande, il che è anche in conflitto con l’antica scoperta.

Il debole interesse degli scienziati per tali scoperte suggerisce che la catena completa dell’evoluzione umana è già nota, ma non viene messa in mostra.

Ibridi tra umani e specie “aliene”?

La parte più interessante della prima condivisione riguarda il DNA mitocondriale (quello che trasmette interamente solo la madre). Noi sappiamo che nella Preistoria sono state possibili ibridazioni tra specie umane diverse: per esempio tra Sapiens, Neanderthal o Denisoviani. Svante Pääbo ha vinto il premio Nobel proprio per aver aperto la strada alla paleogenomica, la branca scientifica che ha permesso questo genere di scoperte. Tali ibridazioni erano possibili, generando prole fertile, perché nonostante fossimo specie umane diverse, eravamo differenziati ancora molto poco geneticamente. Ecco perché è stato possibile raccogliere tracce di DNA materno Sapiens assieme a quello paterno Neanderthal, e non di un lupo o di un cavallo, questi ultimi infatti sono troppo lontani geneticamente, rendendo impossibile la generazione di ibridi. Figuriamoci quindi una specie extraterrestre.

Dov’è l’analisi del DNA mitocondriale?

Ma questa analisi genetica esiste davvero? Davvero è stato trovato DNA mitocondriale alieno? La fonte sembra essere una intervista a Brien Foerster, vicedirettore del Museo di storia di Paracas e noto autore di testi pseudoscientifici. Aveva attribuito allo sconosciuto genetista che avrebbe eseguito tali analisi, le affermazioni riguardo a «mutazioni che non corrispondevano a nessun campione di DNA umano o di primate conosciuto». Inoltre non esiste una pubblicazione scientifica peer review che ci permetta di verificarli.

Come si spiegano i teschi trovati a Paracas

Sui teschi di Paracas non c’è alcun mistero. Scoperti nel 1928 dall’archeologo peruviano Julio Tello, appartenevano a persone della cultura di Paracas, esistita tra l’800 e il 100 a.C. La pratica di deformare il cranio è stata riscontrata in diverse culture in tutto il mondo. Se ne trova traccia anche negli Unni, negli Alani, fino agli Inca, i Maya e alcune tribù nordamericane e australiane, così come diverse popolazioni isolate del Pacifico.

Come si spiega il secondo teschio

Per qualche ragione chi riporta la narrazione ritiene che «il colore chiaro dell’osso» possa far risalire il reperto a diverse migliaia di anni fa. Anche se la stima fosse corretta, questo cosa dovrebbe dimostrare esattamente? Non è chiaro. Inoltre le prime fonti che hanno diffuso l’immagine collocano il ritrovamento in Perù. Da una foto postata su Twitter capiamo che compare in quello che sembra il poster di un museo, tra altri reperti un cranio molto simile (forse lo stesso), dove viene spiegato che deriva dalla pratica usata nelle culture antiche del Sudamerica di cui abbiamo trattato finora:

La parte inferiore del volantino compare in un altro sito dedicato ai teschi di Paracas. Altre fonti dedicate alle culture di Paracas e Nazca mostrano quello che sembra il medesimo reperto, descritto come una testimonianza di antiche trapanazioni craniche:

Conclusioni

I crani deformati rinvenuti a Paracas non sono la prova di antiche visite da parte di culture extraterrestri, né di una ibridazione di queste specie con gli Umani. Questi reperti si spiegano con la cultura omonima esistita in quella regione del Perù tra l’800 e il 100 a.C., e sono frutto dell’usanza di teformare il cranio fin dalla tenera età.

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