Saluto romano, ostentarlo durante una manifestazione «di cordoglio» non è un’attenuante: la decisione della Cassazione

Tre militanti di estrema destra sono stati condannati a un mese e dieci giorni di reclusione e una multa per il gesto eseguito al corteo in ricordo di Ramelli

Nessuna attenuante per i tre imputati condannati a un mese e dieci giorni di reclusione e 300 euro di multa per aver fatto il saluto romano durante la manifestazione in ricordo di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani a Milano. Un evento che si ripete ogni anno il 29 aprile, e ancora pochi giorni fa è riandato in scena con i militanti di estrema destra che hanno eseguito il «rito del presente». La prima sezione penale della Cassazione ha sottolineato come la il gesto del saluto romano, ripetuto tre volte all’interno del rito del presente della «ritualità fascista, carica di significati ideologici, manifesta una piena adesione a detti valori». E non può essere un’attenuante che quel gesto sia stato eseguito durante una manifestazione commemorativa. «I ricorsi omettono completamente di confrontarsi con il significato ideologico, di comunanza d’intenti e di vitalità delle azioni poste in essere dai “camerati”», scrivono i giudici della Cassazione confermando la sentenza della Corte d’Appello di Milano, «[…] in considerazione del precetto costituzionale che, lungi dal riconoscere valore all’ideologia fascista, la osteggia e ne stigmatizza le manifestazioni, dette manifestazioni non rientrano nell’ambito di operatività della circostanza attenuante».


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