Open to Meraviglia, lo spot scomparso dal sito del governo è costato 138 mila euro (senza gara)

Lo stanziamento di Palazzo Chigi per l’agenzia Armando Testa. La delibera e il caso della soglia

Nella campagna “Open to Meraviglia” del ministero del Turismo guidato da Daniela Santanché mancava finora una parola di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio ha osservato un religioso silenzio sulla polemica. Così come il resto del governo. Anche quando é scomparso lo spot ufficiale sul sito dell’esecutivo. Oggi il Fatto Quotidiano rivela che è stata la presidenza del Consiglio a pagare quel video. Una delibera che risale ai primi di aprile autorizza la spesa di 138 mila euro. Si tratta dello stesso filmato citato dall’agenzia pubblicitaria Armando Testa nell’autodifesa tramite pagina pubblicitaria comprata sul Corriere della Sera. In cui si scriveva che era realizzato «con materiale di repertorio». E si precisava che non era lo «spot ufficiale» della campagna.


La delibera della presidenza del Consiglio dei Ministri

La delibera è intestata “Presidenza del consiglio dei ministri – Dipartimento per l’editoria”. L’oggetto recita: “Affidamento del servizio di ideazione e realizzazione di un video promozionale nell’ambito della campagna di comunicazione per la valorizzazione dell’immagine dell’Italia e delle risorse turistiche del Paese”. Il testo dimostra anche una certa urgenza: «Il video promozionale oggetto della prestazione contrattuale dovrà essere mostrato in occasione dell’evento di presentazione della campagna organizzata dal ministero del Turismo per il 20 aprile 2023». Il costo di 138 mila euro, spiega il quotidiano, è appena 2 mila euro sotto la soglia per la quale è necessaria una gara. La delibera firmata dal capo dipartimento Luigi Fiorentino dispone l’affidamento diretto. Anche perché è la Testa che ha ideato la campagna finora. La scelta è quindi obbligata per la necessità di una «coerenza stilistica» con le altre iniziative.


L’offerta della Armando Testa

All’epoca, l’agenzia Armando Testa non era reperibile sul Mercato elettronico della Pubblica amministrazione. Perché aveva presentato «richiesta di reiscrizione a seguito della ristrutturazione della medesima piattaforma e la pratica risulta in corso di lavorazione». Ma questo non è stato considerato un ostacolo insormontabile: «Considerato che il video oggetto della prestazione contrattuale dovrà essere mostrato in occasione della presentazione della campagna». Il video promozionale era stato oggetto di polemiche perché diverse scene dello spot non sono state registrate in Italia. Si trattava invece di immagini stock, scaricabili gratuitamente, o comunque a costi ridottissimi, da diverse piattaforme online. 

La Slovenia

Le immagini erano state riprese in Slovenia da un regista freelance olandese, Hans Peter Scheep e distribuite sulla piattaforma di video stock Artgrid. Nel frattempo sono stati scoperti i profili fake dei followers su Instagram e i commenti-fotocopia che elogiavano la campagna. La ministra Santanché si è arrabbiata per gli errori nei nomi delle città e persino la Val d’Aosta e il Veneto si sono arrabbiati per gli errori.

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