Lupi, grifoni e corvi imperiali: il giallo degli animali avvelenati nel Parco Nazionale d’Abruzzo

Nove animali morti a Cocullo in provincia de L’Aquila. I sospetti sui bracconieri

C’è qualcuno che avvelena i lupi nel Parco Nazionale d’Abruzzo? Ne sono morti già nove, e il loro decesso ha provocato anche quello di cinque grifoni e due corvi imperiali che ne hanno mangiato le carcasse. A Cocullo sono state trovate anche esche avvelenate. Non lontane dal punto dove sono stati rinvenuti i resti degli animali. E, spiega oggi Il Messaggero, la mano sarebbe quella di un avvelenatore intelligente. In grado di confezionare bocconi da un chilo o mezzo chilo. Per fare in modo che l’animale lo mangi tutto. E non rischi di sopravvivere. Il veleno utilizzato è la stricnina. Che non è tanto facile da trovare. Eppure chi si è mosso la aveva a disposizione.


I sospetti

Per quanto riguarda i sospetti, gli investigatori puntano il dito sui cercatori di tartufi. Anche se in questo periodo la ricerca è vietata, i raccoglitori di frodo continuano a essere sorpresi nel Parco. Nel mirino ci sono anche gli allevatori di bestiame. Che potrebbero così aver provato a bonificare il territorio dai predatori per portarci il gregge. Intanto deve ancora arrivare l’esito delle indagini dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise. I volontari di Rewilding Apennines e quelli di Salviamo l’Orso hanno trovato le carcasse durante le attività di monitoraggio della zona. I carabinieri forestali e il servizio di sorveglianza del parco hanno fatto i rilievi. I cadaveri sono stati trovati nel corridoio ecologico che unisce il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino. Una zona frequentata anche dagli orsi marsicani.


Strage e ignoranza

Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e colonnello dei carabinieri forestali, dice al quotidiano che si tratta di una strage per ignoranza. «Il criminale utilizzo di veleno, resta la minaccia più grande per l’ambiente, tra tutte quelle legate alle attività antropiche. Il ritorno all’uso del veleno, purtroppo, non è mai scomparso in quella zona. Quasi ogni anno ci sono episodi legati all’avvelenamento», sostiene nel colloquio con Sonia Paglia. Per cercare i responsabili bisogna «andare per esclusione. Non avendo indicazioni precise è chiaro che non si può puntare il dito contro nessuno, ma non escluderei il mondo dell’allevamento o altre attività legate a business montani». Mentre le esche ritrovate «avevano un forte odore di sostanza chimica. È confermata, dunque, da una prima analisi macroscopica, l’ipotesi dell’avvelenamento».

Il bracconaggio

Ieri ha parlato anche la deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla: «L’interessata narrazione sugli orsi-killer e i lupi cattivi tende a mettere in ombra i casi, quelli sì veri e numerosissimi, di bracconaggio ai danni anche di specie particolarmente protette: gli atti di bracconaggio accertati ogni anno sono circa tremila, quelli probabilmente commessi 400mila. Si stima che ne siano vittime almeno 300 lupi l’anno, su una popolazione complessiva di circa 3.300. Chi vorrebbe legalizzare l’abbattimento di questi iconici animali sappia che i branchi pagano già un grande tributo di sangue all’odio di individui senza scrupoli, che usano tutti i mezzi, dal veleno alle pallottole, per eliminare una presenza sgradita. Bisogna andare esattamente nella direzione opposta e punire con severità chi si macchia di tali reati e con particolare severità chi ricorre a sostanze tossiche o nocive che possono colpire indiscriminatamente altre specie e l’uomo stesso».

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