«Abbiamo due metri d’acqua, i sacrifici di una vita sono andati perduti». A parlare è Antonella, la proprietaria di una delle case invase dal torrente Magni, alle porte di Ravenna. È tracimato in località Bassette, la strada che porta verso Sant’Antonio, zona caratterizzata da ampie campagne. La fine dell’incubo per l’Emilia-Romagna sembra ancora lontana: oggi, 20 maggio, il numero delle persone che hanno dovuto lasciare la propria casa a causa dell’alluvione ha superato la soglia delle 36.600. Lo riferisce la Regione. Sono 4.963 (di cui 3.652 nel ravennate, 798 nel bolognese, 509 nel forlivese-cesenate e 4 nel riminese) le persone accolte in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre. Mentre è già possibile stimare che finora le frane e il maltempo di questi giorni hanno provocato miliardi di euro di danni alle strade, in particolare quelle appenniniche. Lo ha dichiarato la vicepresidente dell’Emilia-Romagna con delega alla Protezione civile, Irene Priolo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni raggiungerà già domani, nel pomeriggio, la regione, per un sopralluogo nelle aree colpite dall’alluvione.
Si estendono le evacuazioni
Nel frattempo, i canali continuano a gonfiarsi e gli abitanti di Ravenna si rifugiano sui tetti. Chi è rimasto, dato che oltre il 16% del territorio comunale è stato evacuato: il peggioramento dei livelli idrici del canale Canala ha infatti costretto il Comune a disporre, a scopo precauzionale, l’estensione delle evacuazioni totali e immediate alla zona extraurbana a nord della via Romea dir delimitata a est dalla Romea, a nord da via Fiumetto e a ovest dalla via Reale fino alla via Bagarina compresa. Un’area di ragguardevoli dimensioni, considerando che quello di Ravenna per estensione è il secondo comune più grande d’Italia, preceduto solo da Roma. «Sono state messe in campo – ha detto ai microfoni del Tgr il sindaco di Ravenna Michele de Pascale – moltissime azioni idrauliche per evitare l’allagamento di tutta la città, alcune hanno funzionato, altre no, quindi anche oggi abbiamo dovuto allargare le zone di evacuazione». Due ravennati su dieci – per un totale di oltre 27 mila persone – sono stati costretti a lasciare la propria abitazione. Potrebbe essere oggi, infatti, il giorno peggiore per la città romagnola dove già si registrano carenze di acqua potabile e cibo a causa delle alluvioni che da giorni mettono in ginocchio la regione.
Paura a Belricetto di Lugo
Buona parte del territorio comunale non ha nemmeno luce e gas. Il canale romagnolo è stato deviato per evitare il peggio, ma sono le strade ad essere diventate fiumi sui quali chi con gli stivali e chi con i gommoni tenta di raggiungere i centri di accoglienza dove si sono già radunate oltre 3 mila persone. Paura a Belricetto di Lugo, nel Ravennate, dove un elicottero di soccorso è caduto provocando il ferimento di quattro persone. Già estratte dai vigili del fuoco, sono state portate via in eliambulanza. Secondo una prima ricostruzione, avrebbe tentato un atterraggio di emergenza. I quattro hanno riportato vari traumi, ma sono tutti coscienti.
La speranza nonostante la nuova allerta meteo
Chi rimane si unisce alle squadre di soccorso, e canta Romagna Mia per farsi forza mentre ammassa montagne di terra e pietre nei punti critici. La speranza è di riuscire a salvare almeno il centro storico. Dal cielo, intanto, l’acqua continua a cadere, mentre il mare grosso dell’Adriatico impedisce il deflusso corretto dei fiumi peggiorando la situazione. Per domani, 21 maggio, è stata diramata una nuova allerta meteo. Intanto si moltiplicano gli appelli a non intasare le linee telefoniche. Fortunatamente, i rovesci più intensi dovrebbero verificarsi sul Nord-Ovest e sull’Appennino centrale e quello meridionale in serata. Molte attività commerciali sono chiuse, così come le scuole e i centri di aggregazione per giovani e anziani. Le farmacie sono prese d’assalto ma per il resto a Ravenna sembra tornato il lockdown, con gran parte dei 100 mila abitanti barricati in casa, più in alto possibile. La priorità è salvare vite, la ricostruzione e la conta dei danni, che potrebbero colpire anche l’immenso patrimonio artistico del ravennate, arriveranno dopo.
Il ripristino dei servizi essenziali
Non si arrestano gli sforzi dei soccorritori. Intorno alle 6.30 di stamattina è stato riaperto il tratto tra Faenza e Forlì della A14 Bologna-Taranto. Con un’ora e mezza di anticipo i tecnici di autostrade per l’Italia lavorando nella notte sono riusciti a ripristinare i danni causati dalle alluvioni. In mattinata, anche la strada statale 3bis “Tiberina” che collega Arezzo a Ravenna è stata riabilitata alla circolazione dei veicoli tra Sarsina Nord e Montecastello (FC), pur mantenendo il divieto di transito per i mezzi pesanti almeno fino al 22 maggio. Intanto, tra Faenza, Bagnacavallo e Ravenna, si lavora al ripristino dei servizi pubblici essenziali. L’acqua potabile arriva in autobotte mentre si cerca di far ripartire le linee elettriche e quelle telefoniche. Arrivano anche provvigioni via strada, ma il loro percorso rallenta quando si giunge nelle zone allagate e i mezzi su gomma non possono più proseguire verso un dei territori che – paradossalmente – è tra quelli che più di tutti sfama il nostro Paese. Buone notizie dal Forlivese, dove la maggior parte delle scuole riaprirà lunedì prossimo.
Gli edifici a rischio
Cominciano a farsi preoccupanti le condizioni di alcuni edifici di Sant’Agata sul Santerno, nel ravennate, dove il sindaco Enea Emiliani ha lanciato un appello ai volontari affinché escano al più presto dagli edifici, che a causa della forza e delle infiltrazioni dell’acqua che da giorni sommerge il paesino si sono fatti sempre più pericolanti. «I vigili del Fuoco – ha spiegato il primo cittadino – mi hanno comunicato che stanno ricevendo chiamate da parte di volontari che aiutano le famiglie a pulire le abitazioni i quali segnalano edifici con problemi strutturali. Di fronte a questa situazione, i volontari devono uscire immediatamente da questi edifici per evitare situazioni di pericolo. Chiedo a tutti di attenersi alle istruzioni dei vigili del Fuoco per la propria incolumità. Da oggi entra in paese la protezione civile che
aiuterà le famiglie a sgombrare e a pulire dal fango tutte le abitazioni».
Frane Bologna e Rimini, e strade crollate
Nel frattempo, nel Bolognese, poco più a nord, continuano le frane. Nel territorio di Sasso Marconi, una frana ha fatto quasi sparire una montagna trascinata dall’acqua e dal fango. «Hanno sentito due boati come per un terremoto», dichiara il sindaco di Bologna Matteo Lepore che ha effettuato un sopralluogo assieme al primo cittadino locale, Matteo Parmeggiani. I detriti hanno investito una trattoria e un maneggio: «Devastato. La casa del fabbro e la trattoria travolti da una colata che in un minuto ha trascinato con sé centinaia di alberi, container, e ogni cosa abbia trovato lungo il suo percorso per 800 metri». «La terra continua a muoversi in tutta la montagna di Bologna. Questa per noi ora è la cosa più urgente: mettere in sicurezza le famiglie isolate, liberare le strade e le vallate», continua Lepore. Situazione simile a quella che si sta verificando nelle stesse ore nel Riminese dove l’acqua continua a impregnare il terreno che crolla. Dall’inizio dell’emergenza si sono già verificati almeno 30 eventi franosi. Spesso questi hanno interessato anche porzioni di territorio su cui erano state costruite strade, che sono crollate, come successo a Sant’Agata Feltria. Undici persone sono rimaste isolate e la fornitura dell’acqua si è interrotta.
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