Alluvione in Emilia-Romagna, il piano del governo per gli aiuti sul modello Covid: danni per almeno 5 miliardi

Solo per l’agricoltura si potrebbe arrivare a 2,5 miliardi. Le idee ci sono ma per ora non è stato definito quali saranno le coperture

Ieri pomeriggio la premier Giorgia Meloni era in Giappone per il G7, ma lo ha lasciato anzitempo perché nel pomeriggio di oggi è già attesa a Forlì dove vedrà da vicino i danni dell’alluvione che da giorni devasta l’Emilia Romagna. I danni sono tanti e c’è bisogno di aiuti. Quanti? Secondo le stime citate da la Repubblica, si sarebbero già raggiunti i 5 miliardi. Ci sono frutteti e vigneti che affogano sotto l’acqua che ha invaso le campagne; strade e ponti da ricostruire; edifici da rimettere in sesto; capannoni industriali che devono tornare a produrre; e strutture alberghiere che hanno ricevuto migliaia di disdette. Una misura più precisa di come verranno destinati i fondi arriverà martedì, con il Consiglio dei Ministri: «Prima non si poteva, serve una mappatura dei danni» ha detto Meloni dal G7. Le modalità sono in via di definizione, ma almeno per le imprese sembra chiara l’idea di affidarsi al modello Covid, rendendo gratuito l’accesso ai prestiti del Fondo Centrale per le Imprese alle quali le aziende si sono affidate anche durante la pandemia, spiega il Messaggero.


I danni: oltre 2 miliardi per l’agricoltura

A subire più danni in termini assoluti è stato e continua a essere il settore agricolo. Kiwi, pesche, grano patate e bietole, tutte colture che in queste ore stanno soffrendo. Che «parliamo di miliardi» lo ha già suggerito l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Vincenzo Colla. I conti preliminari di Coldiretti indicano la perdita di 400 milioni di chili di grano, e frutteti danneggiati per almeno 4-5 anni, così come le vigne. I prodotti persi ammontano al valore di 1,5 miliardi, e all’equazione vanno aggiunti 50 mila posti di lavoro a rischio. Il totale del settore si aggira tra i 2 miliardi e i 2,5 miliardi, spiega il vicepresidente di Confagricoltura Emilia Romagna Andrea Betti, che sottolinea: «Ripiantare un frutteto costa 50mila euro all’ettaro, per un vigneto ce ne vogliono 40mila».


Infrastrutture, imprese, turismo e privati

.Ci sono poi strade e infrastrutture, che senza contare le comunali hanno già danni per 600 milioni. Mentre sul settore turistico della Riviera piovono disdette. «All’estero si pensa che sia impossibile fare le
vacanze qui, ma non è vero», spiega Tiziano Samorè, di Confartigianato Ravenna. L’idea che circola è quella di una campagna pubblicitaria ad hoc diretta al bacino di turisti tradizionale della Romagna: la Germania. C’è poi l’industria «Serviranno giorni per la stima dei danni — sottolinea Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna — Per questo chiediamo ammortizzatori sociali, tassi agevolati per le spese urgenti, la sospensione delle imposte e la deroga al regime Ue di aiuto alle imprese». E infine le famiglie, che in queste ore cumulano davanti alle case tutti gli oggetti dai mobili agli apparati elettronici, resi inutili dall’acqua.

Come verranno distribuiti gli aiuti

Far arrivare gli aiuti è anche un problema di metodo. Dovrebbe subito arrivare un decreto tampone che darà la priorità alla sospensione di tasse, contributi, e garanzie pubbliche per i finanziamenti alle imprese. Ci dovrebbero essere anche aiuti per la delocalizzazione temporanea delle attività. I beneficiari andranno individuati in maniera precisa. Sarà incrementata anche la garanzia del Fondo centrale per le imprese, oggi tra il 60 e l’80%, come anticipato ieri dal ministro alle Imprese Adolfo Urso. Per i privati discorso simile, con il congelamento fino al 31 dicembre dei versamenti erariali come Imu e Iva; il blocco dei mutui; le sospensione dei processi e del pagamento delle utenze e deroga per i lavori fatti con il Superbonus. 20 milioni dovrebbero arrivare subito e di questi il ministro per le infrastrutture Matteo Salvini vuole 1,5 milioni per ripristinare le strade comunali. E mentre Orban e Putin si dicono pronti ad aiutare, sembra che potrà farne le spese l’aumento dei fondi del Pnrr per contrastare il dissesto idrogeologico, che quasi certamente non sarà confermato.

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