Chiara Colosimo e Luigi Ciavardini: la presidente dell’Antimafia spiega la foto con il terrorista

La deputata scelta da FdI: «Non è un amico. E non c’è nessuna confidenza»

La presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo è stata eletta presidente della Commissione Antimafia. I familiari delle vittime della mafia hanno protestato per la decisione di Fratelli d’Italia. Sotto accusa c’è una fotografia che la ritrae insieme al terrorista Luigi Ciavardini nel carcere di Rebibbia. Ex componente dei Nuclei Armati Rivoluzionari, Ciavardini è stato condannato in via definitiva come uno degli esecutori della strage della stazione di Bologna del 1980. Ma ha anche ucciso insieme a Gilberto Cavallini il giudice Mario Amato, che indagava sull’eversione di destra. Oggi Colosimo rilascia un’intervista a La Stampa in cui dice la sua verità sull’ex Nar. E spiega anche perché i due si tenevano per mano nell’immagine. Anche se sostiene di non ricordare in che occasione sia stata scattata la foto.


La deputata e lo stragista

«Sì, è una foto poco istituzionale. Ma Ciavardini non è un amico», esordisce Colosimo nel colloquio con Francesco Olivo. Sulle polemiche la deputata dice: «Non mi aspettavo quelle dalle associazioni dei familiari delle vittime, di cui ho molto rispetto. Questo mi ferisce. Vorrei incontrarli presto. La narrazione che si è fatta è surreale. Sono nata nel 1986 e sto passando per la persona che non sono». E poi: «Ho conosciuto Ciavardini nell’ambito di iniziative con l’associazione gestita da sua moglie nelle quali ovviamente c’era anche lui. Era il mio primo mandato da Consigliera regionale del Lazio, 2010-2013. Non ho problemi a dichiararlo. L’articolo 27 della Costituzione parla di funzione rieducativa della pena e di reinserimento dei detenuti». La moglie di Ciavardini si chiama Germana ed è sorella di Nanni e Marcello De Angelis, due ex esponenti di Terza Posizione. Nanni è morto in carcere. Marcello oggi lavora nella comunicazione istituzionale della Regione Lazio su scelta del presidente Francesco Rocca.


La “confidenza” tra Colosimo e Ciavardini

L’intervistatore fa notare a Colosimo che lo scatto sembra mostrare una certa confidenza tra i due. «Sono rimasta sorpresa anche io. E capisco che possa dare questa impressione. In effetti non è una posa istituzionale. Io davvero non ricordo con precisione in quale occasione sia stata scattata, saranno passati circa dieci anni. Io quella foto non ce l’ho, forse l’hanno fatta dopo una sfilata di un’associazione che fa abiti cuciti dalle detenute. In ogni caso sono certa che fosse una occasione pubblica», risponde Colosimo. Che poi nega di aver cancellato da Facebook alcuni post che riguardavano proprio quegli incontri: «Non mi pare di aver cancellato post. Tuttavia non ho nulla da nascondere». E dice che in forma riservata contatterà le associazioni che oggi la criticano.

Le celebrazioni del 2 agosto

Colosimo affronta il problema del 2 agosto, 43esimo anniversario della strage di Bologna. «Il presidente della Commissione Antimafia deve esserci e io vorrei esserci. È ovvio, però, che non farò alcun passo per provocare dolore ai familiari». Anche perché il suo partito e in generale gli esponenti della destra hanno spesso messo in discussione la verità giudiziaria sulla strage di Bologna: «Non ci sono idee pregiudiziali che possa permettermi nel mio ruolo, non possono esistere per il rispetto che porto alle vittime delle stragi. E con questo spirito che affronterò ogni tematica che mi verrà sottoposta, perché le risposte vanno date prima di tutto alle famiglie delle vittime».

Giorgia Meloni

Colosimo risponde in maniera evasivo quando le fanno notare che il suo è un nome proposto con forza dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Non è il premier che indica il presidente delle commissioni, è una prerogativa del Parlamento e così è stato». Sostiene di non averla nemmeno sentita in questi giorni: «Il presidente del Consiglio si occupa di dossier ancora più importanti di questo. Ma quando muoverò i primi passi condividerò con lei quello che vorremmo fare, perché so quanto tiene alla lotta contro tutte le mafie». Infine, accusa: «Molti esponenti di altri partiti politici hanno avuto frequentazioni con persone condannate per reati gravi, come quelli per cui è stato condannato Ciavardini e non ho visto tutto questo scandalo». Ma poi sceglie di non esagerare: «A differenza loro non cerco la polemica e non mi metterò a farei nomi».

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