Il traffico di carte da casa di Trump prima del blitz dell’Fbi, i dubbi sulla soffiata: «Spostarono le scatole da Mar-a-Lago»

Lo rivela il Washington Post secondo cui i collaboratori del tycoon avrebbero anche effettuato “prove generali” per lo spostamento delle carte top secret

Sono emerse nuove prove sulle carte top secret trovate nella residenza di Donald Trump. Secondo il Washington Post, due dipendenti dell’ex presidente degli Stati Uniti avrebbero spostato scatole di documenti segrete il giorno prima che gli agenti dell’Fbi e un pubblico ministero visitassero il suo resort di Mar-a-Lago, in Florida, l’8 agosto scorso, per recuperare le carte riservate sulla base di un mandato. Ma non solo: il tycoon e i suoi collaboratori – scrive il quotidiano statunitense – avrebbero anche effettuato una sorta di “prova generale” per lo spostamento dei documenti sensibili ancora prima che il suo ufficio ricevesse il mandato di perquisizione nel maggio del 2022. Per gli investigatori dell’Fbi, questi elementi, rappresenterebbero l’indicazione di una possibile ostruzione. I procuratori hanno inoltre raccolto prove secondo i quali Trump a volte teneva documenti classificati nel suo ufficio in un luogo dove erano visibili e talvolta li mostrava ad altri. All’epoca dei fatti, la giudice della Florida Aileen Cannon aveva deciso di rendere pubblico l’inventario del materiale sequestrato nella villa di Trump. Secondo la giustizia erano state recuperate 33 scatole di documenti, di cui oltre 11 mila non classificati, 18 top secret, 53 segreti e 31 confidenziali. A questi si aggiungevano poi i 48 contenitori vuoti “classificato” ed altri 42 vuoti contrassegnati con la scritta “da restituire a segreteria dello staff/collaboratore militare”.


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