Vasco Rossi a Rimini, il concerto e l’Emilia-Romagna alluvionata: «Siamo gente che non molla mai»

Il 2 giugno via al tour, che poi arriverà a Bologna

Vasco Rossi aprirà il suo ultimo tour a Rimini. Il 2 giugno ripartirà dalla Romagna alluvionata. E oggi in un’intervista al Resto del Carlino parla del suo rapporto con la regione: «Ho visto per la prima volta il mare Adriatico sui 7/8 anni, quando mi ci portò la zia. Ancora oggi ricordo l’emozione potente che provai nel vedere tanta acqua. Sembra banale, ma io non lo avevo mai visto prima. Zocca è una località di villeggiatura, le mie estati le passavo lì a casa, per boschi con gli amici d’infanzia, a cui d’estate si aggiungevano quelli che venivano su da noi a fare vacanza. Qualche anno dopo ho frequentato Rimini e Riccione ma in realtà il mare non lo vedevo mai, per me era come se non ci fosse».


I ricordi di Rimini e Bologna

Ora a Rimini ci torna. Arriva «in quella terra straordinaria e generosa che è l’Emilia-Romagna, ultimamente ferita da un’alluvione spaventosa. Ma ho fiducia nei miei conterranei, siamo gente che non molla mai. Io sto arrivando, noi musicisti possiamo cercare di portare un po’ di gioia ed è quello che faremo tra qualche giorno allo stadio di Rimini. Non vedo l’ora. Ogni volta non vedo l’ora, stare sul palco è una malattia da cui non guarirò mai. Questa volta un po’ di più». La tappa successiva sarà Bologna. Che è la sua città. «Ci sono venuto a 15 anni quando sono scappato dal collegio a Modena. Per me era come New York. A Bologna ci ho fatto le superiori, l’università. A Bologna mi sono quasi laureato… Eh, non tutti sanno che mi mancano 4 esami alla laurea in psicologia. Mi ci sono formato culturalmente, facevo teatro sperimentale sulle orme del Living Theatre, nel ’77, erano i tempi di Bakunin, Ionesco, di Allen Ginsberg e di barricate».


Vasco e i social network

Poi Vasco parla dei social network: «Sono uno dei miei passatempi preferiti, non potendo avere una vita sociale, ne faccio una ‘social’. Quando sono arrivati i social, da Facebook a Instagram, (un po’ meno Twitter) ho finalmente trovato il mio mezzo di comunicazione ideale con il mondo, diretto e senza filtri. E ho anche uno staff di collaboratori che mi aiutano nei contenuti, una vera e propria redazione web sotto la mia direzione. I clippini, il passo successivo ai post, li ho inventati praticamente io, mi rivolgevo ai miei followers con il mio telegiornale». Il telefono ormai ce l’ha sempre con sé: «Ma non mi sento ostaggio perché conservo ancora la buona abitudine di usarlo solo quando serve a me, schiavo sì: non resisto alla tentazione di accenderlo per filmare, fotografare».

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