Pink Floyd, Roger Waters replica alle accuse di nazismo: «Tutto falso. Vogliono mettermi a tacere»

Con un lungo post social il musicista spiega che la sua performance voleva essere un attacco agli autoritarismi e alle ingiustizie

«La mia recente performance a Berlino ha generato attacchi in malafede da parte di coloro che vogliono diffamarmi e mettermi a tacere perché non sono d’accordo con le mie opinioni politiche e i miei principi morali». Con questa parole il co-fondatore dei Pink Floyd Roger Waters replica alle accuse della polizia di Berlino che sta indagando per essersi vestito in modo simile a un membro delle SS durante il suo concerto alla Mercedes Benz Arena dello scorso 17 maggio. L’abito è un lungo cappotto nero con delle fasce rosse al braccio. Fra i simboli indossati non vi era, però, alcuna svastica. «Gli elementi della mia esibizione che sono stati messi in discussione sono chiaramente una dichiarazione contro il fascismo, l’ingiustizia e la bigotteria in tutte le sue forme», prosegue in una nota che ha diffuso sui suoi account social. L’ispettore capo della polizia tedesca, Martin Halweg, ieri ha tacciato l’ex bassista di aver glorificato e giustificato «il dominio violento e arbitrario del regime nazista in un modo che viola la dignità delle vittime e quindi sconvolge la pace pubblica». Parole che il musicista rigetta in toto.


«I miei genitori hanno combattuto nella II Guerra Mondiale»

«I tentativi di attribuire a certi elementi qualcos’altro da quello che sono è falso e politicamente motivato. La rappresentazione di uno sfrenato demagogo fascista è stata una caratteristica delle mie mostre fin dall’album The Wall del 1980 dei Pink Floyd», replica con fermezza Waters. Che sottolinea di essersi speso molto nella sua vita contro le oppressioni e gli autoritarismi di ogni genere. Oltre al fatto che i suoi genitori hanno combattuto nella Seconda Guerra Mondiale «con – conclude il musicista – mio padre che ne ha pagato il prezzo più alto».


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