Carriere alias, Bologna è il primo comune italiano dove dipendenti e cittadini trans potranno usare il nome d’elezione

Si tratta del registro di genere, conosciuto per essere riservato agli studenti di alcuni licei e università

Al Comune di Bologna arriva la carriera alias, il profilo burocratico alternativo che permetterà ai dipendenti transgender e non binari di adottare il nome di elezione e non quello anagrafico. Si tratta del registro di genere, conosciuto per essere riservato agli studenti di alcuni licei e università. «Potranno ricevere il badge col nome di elezione e tutte le ulteriori utilità connesse al ruolo, come ad esempio l’email o l’indicazione nell’ufficio», spiega a Open Roberta Parigiani, avvocata e portavoce del Movimento Identità Trans, il quale ha fatto da supporto tecnico al progetto e all’Amministrazione del comune. «E lo stesso vale anche per l’utenza che si interfaccia con l’amministrazione: la cittadinanza potrà usare il nome di elezione negli atti interni alla Pubblica amministrazione o, ad esempio, accedendo alla rete di biblioteche o a tutti i servizi pubblici erogati dal Comune di Bologna, compresi quelli che necessitano di un badge o una tesserina», aggiunge evidenziando che a differenza di quella universitaria si tratta di un profilo che non ha scadenza. Lo scorso anno già a Milano il Consiglio Comunale aveva approvato una mozione proposta dalla consigliera del Pd, Monica J. Romano, sul primo registro di genere in Italia, ma attualmente è fermo e non operativo.


«L’Italia è rimasta indietro nell’Ue»

A proporre la misura è stata la presidente della Commissione Parità e Pari Opportunità di Bologna, Porpora Marcasciano, assieme alla vicesindaca Emily Clancy. Nel suo intervento Marcasciano ha ricordato che la scorsa settimana gli studenti dell’Istituto Minghetti di Bologna hanno protestato per la mancata risposta del preside alla richiesta di inserire la carriera Alias tra le priorità dell’istituto. «Questo profilo è presente da tempo nelle raccomandazioni delle Linee guida europee, ma in Italia è concesso solo a coloro che hanno concluso il lungo e costoso percorso giudiziale di affermazione di genere previsto dalla Legge 164 del 1982», ha denunciato ieri sera in sede di approvazione. «Per 41 anni quindi, lo stato italiano non ha saputo e voluto adeguarsi non solo alle indicazioni europee, quanto piuttosto ai bisogni e alle esigenze di una popolazione sempre più vasta. L’Alias va incontro a tutte e tutti coloro che per questioni economiche, burocratiche, spesso di età e percorsi esistenziali, non hanno ancora fatto quei passaggi decisivi restando in una fase di attesa».


Mit: «Un passo importante per l’autodeterminazione»

«Con l’adozione della Carriera Alias amministrativa sarà finalmente possibile garantire il pieno diritto ad essere orgogliosamente se stessi, ben prima e senza la necessità di ricorrere al lungo, costoso e patologizzante iter giudiziale imposto dalla Legge 164 del 1982», dichiara il Mit. «Un passo importante che oggi più che mai rappresenta un chiaro posizionamento politico e una netta rivendicazione: quella sull’autodeterminazione, quella sui nostri corpi e sul diritto ad essere noi stessi».

Leggi anche: