Michela Murgia, la risposta alle polemiche sul 2 giugno: «Io ignorante? La Russa ha creato l’equivoco: sogno una parata di medici e artisti» – Il video

La replica della scrittrice alle polemiche seguite dalla sua denuncia della presunta rievocazione fascista alla parata del 2 giugno. «Chi è più ignorante – si chiede sui suoi canali social – chi non interpreta bene il singolo particolare, o chi non interpreta bene l’insieme del contesto?»

Aveva fatto molto discutere, nelle scorse ore, quanto avvenuto nel corso della parata delle Forze Armate del 2 giugno 2023. Diversi utenti, tra cui Michela Murgia, avevano denunciato sui social un “saluto fascista” da parte di un corpo militare che successivamente avrebbe urlato «Decima» (aprendo a fraintendimenti in merito al collegamento con l’unità X MAS, nota per aver collaborato con i tedeschi contro gli Alleati macchiandosi di crimini di guerra). A margine di ore di polemiche, la scrittrice torna davanti alla telecamera per spiegare meglio il suo punto di vista: «Voglio fare una premessa: io sono un’anti-militarista. Non è un mistero», esordisce in un video pubblicato su Instagram. «Non vuol dire che odio i militari, vuol dire che sono cittadina di uno Stato che nella sua Costituzione ripudia esplicitamente la guerra. Se davvero crediamo che quella sia la Costituzione “più bella del mondo”, come ci piace spesso ripetere, dovremmo essere tutti e tutte anti-militaristi», prosegue.


Ma venendo al video: «Mi è stato detto di tutto, che sono ignorante, che non so che il gesto iniziale non è un braccio teso, ma il segnale coreografico per coordinare chi segue. Mi è stato detto che sono ignorante, che non so che il grido ‘DECIMA’ non è un omaggio all’infame flottiglia X MAS, ma al decimo reggimento regio del 1943, da cui poi è nata la Marina, eccetera. Non starò a cronometrare quanto è durato il braccio teso del capo fila rispetto al gesto dell’avvio, né voglio chiedermi se il grido ‘DECIMA’ avesse altri fini». «Il punto è un altro – spiega -: questa sequenza di gesti e parole, potenzialmente interpretabili, non si è svolta a caso, ma sotto un palco d’onore dove qualcuno li ha poi effettivamente interpretati. Il Senatore La Russa, seconda carica dello Stato, quello col busto di Mussolini in casa, a quelli che dovrebbero essere gesti comuni nella liturgia della parata, ha risposto con un gesto non comune: la V di Vittoria. Non credo si stesse complimentando per la coordinazione della coreografia».


Quindi, aggiunge, «la vera domanda è: sono io ignorante, oppure è il presidente del Senato che ha strumentalizzato quei segni e quelle parole a suo modo? Lasciando intuire a chi guardava che quella sequenza sottintendesse altro? Se la risposta è la seconda, e io credo di sì, dovrebbero essere le stesse forze armate a chiedere a La Russa perché ha permesso, con la sua pantomima dal palco, di equivocare il loro gesto innocente. Se su quel palco non ci fosse stato lui, nessuno avrebbe pensato quello che in tanti abbiamo pensato. Però lui c’era, e questo cambia tutta la cornice interpretativa. Chi è più ignorante: chi non interpreta bene il singolo particolare, o chi non interpreta bene l’insieme del contesto?».

«Una parata di medici e artisti»

Murgia ha inoltre puntualizzato: «Trovo privo di logica celebrare la nascita della democrazia facendo mostra dell’apparato bellico, perché è la stessa cosa che fanno le dittature. Le forze armate ce l’hanno già la loro festa: è il 4 novembre. Il 2 giugno è invece la festa di tutti i cittadini e tutte le cittadine, e sarebbe bello se un Paese facesse sfilare le migliori espressioni della sua vita democratica».

«Io ho un sogno – confessa -: immaginate i vostri figli che un giorno ai Fori Imperiali vi chiedano: ‘Mamma, chi sono quelli che aprono la parata?’. E voi potreste rispondere: ‘Sono gli artisti e le artiste di questo Paese, che ci ricordano che cercare la bellezza è quello che ci rende umani anche nell’orrore più grande. Sono i dottori, i medici e le mediche che ci salvano tutti i giorni dalle malattie e che ci hanno salvato dalla pandemia, morendo e sfinendosi perché noi potessimo guarire, o non ammalarci. Sono il corpo insegnanti, grazie al quale se studi sarai in grado di diventare quello che vuoi. Sono i 100 più onesti contribuenti, che rendono possibile mantenere i servizi dello Stato sociale. Sono giornalisti e giornaliste, persone che garantiscono l’informazione libera di questo Paese. Dove la democrazia non c’è, queste persone con la penna in mano non potrebbero neanche fare quel lavoro».

Le conclusioni hanno un sapore amaro: «Immaginate che lezione di civiltà ne verrebbe fuori. Certo, è difficile convincere chi fa arte a sfilare, se le scelte dei governi in questi anni hanno precarizzato il settore fino a trasformare gli artisti e le artiste in degli accattoni di Stato. Complicato anche far sfilare il personale medico, dopo che da anni tagli i finanziamenti al sistema sanitario. Credo sia difficile chiedere anche ai docenti meno pagati d’Europa di passarti, orgogliosi, sotto al palco. Anche chiederlo ai giornalisti e alle giornaliste è diventato complicato: specialmente se come politico pratichi la querela intimidatoria contro chiunque di critichi, come sta succedendo sempre di più. Impossibile poi onorare i contribuenti onesti, se li hai fatti sentire dei cretini chiamando le tasse “pizzo di Stato”. Le forze armate invece no, possono sfilare fiere: non solo i finanziamenti al comparto bellico sono cresciuti a dismisura negli ultimi anni, ma il governo attuale sta stornando i fondi del Pnrr destinati a ben altro per finanziare armi e eserciti. E per evitare di essere disturbato si è tolto di mezzo anche il controllo della Corte dei Conti. Questo. Basta questo perché le persone come me preferiscano andare al mare, a rileggersi Don Milani, anziché ai fori imperiali a vedere il passo cadenzato degli stivali da guerra».

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