Alessia Pifferi, la dirigente della polizia scientifica: «In casa c’era il frigo vuoto e due valigie con 30 abiti da sera»

Ascolta in aula, la teste ha riferito che il 20 luglio scorso, quando le forze dell’ordine sono entrate nell’appartamento di Milano, hanno capito che la piccola Diana «era stata sciacquata, perché la testa era umida»

Due valigie all’ingresso con 30 abiti da sera e il frigorifero vuoto. È ciò che è emerso dai primi rilievi della scientifica, effettuati il 20 luglio scorso nell’appartamento di Alessia Pifferi, la 37enne accusata di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione per aver lasciato morire di stenti la figlia di un anno e mezzo. A dirlo in aula oggi, 5 giugno, è la dirigente del gabinetto regionale di Polizia scientifica che, ascoltata dai giudici come teste, ha riferito che il frigorifero era praticamente vuoto «in particolare senza cibo per bambini e nell’abitazione vi erano diversi pannolini usati, sparsi in soggiorno e sul davanzale della finestra». Quando la scientifica è arrivata nell’appartamento di via Parea a Milano il giorno in cui è stata trovata la piccola Diana, di 18 mesi, ha notato come il lettino della stessa «era senza lenzuola, né cuscino» e la bimba «si vedeva che era stata sciacquata, perché la testa era umida», ha detto la teste. Nella lavatrice, inoltre, «vi erano dei panni ancora umidi e la bimba venne trovata su un materasso pulito, con indosso soltanto un vestitino giallo». Quel giorno di metà estate, all’arrivo delle forze dell’ordine – allertate all’epoca dagli operatori del 118 che erano stati a loro volto chiamati da una vicina di casa – «Alessia Pifferi si trovava sul divano, in evidente stato di agitazione», ha ricordato, infine, l’agente dell’Ufficio di polizia giudiziaria arrivato sul posto quel giorno. Il 29 maggio scorso la Corte di Assise di Milano aveva rigettato la richiesta della donna di allontanarsi temporaneamente dal carcere per andare sulla tomba della piccola Diana. L’istanza presentata dalla difesa di Pifferi, per i giudici non non rientra nella normativa prevista dall’art. 30 dell’ordinamento penitenziario. Nell’udienza del processo, inoltre, lo scorso 16 maggio erano entrate le valutazioni degli specialisti del carcere di San Vittore sullo stato mentale di Alessia Pifferi. Nella relazione conclusiva era emerso come la donna soffrisse di «un gravissimo ritardo mentale» pari «a un quoziente intellettivo di una bambina 6-7 anni».


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