Bce, Lagarde tira dritto: «L’inflazione resta alta, i tassi pure». La stoccata sui salari: «Non crescano troppo o dovremo intervenire» – Il video

La presidente della Bce in audizione al Parlamento europeo difende la linea di politica monetaria e invoca un’approvazione rapida del nuovo Patto di Stabilità

Segnali di rallentamento, forse, sì. Ma estremamente timidi. E certo non sufficienti a giustificare un cambiamento di approccio. L’inflazione resta alta in Europa, e non c’è alcuna prova che abbia raggiunto il picco. È quanto ha detto oggi la presidente della Bce Christine Lagarde in audizione al Parlamento europeo: motivando così la prevista prosecuzione della stretta monetaria che da mesi persegue l’Eurotower. Lagarde non ha esplicitamente chiarito se, nei prossimi meeting di politica monetaria, i tassi d’interesse di riferimento saranno alzati ulteriormente – con l’ultimo aggiustamento di maggio quello sui rifinanziamenti principali è oggi al 3,75%, quello sui depositi al 3,25%, quello sui prestiti marginali al 4%. Ma ha messo in chiaro come dovrà passare ancora molto tempo, e vedersi molti dati di segno opposto, prima che il board della Bce possa valutare un’eventuale inversione di marcia. Nel suo discorso di fronte alla commissione economica dell’Europarlamento, Lagarde ha poi ammonito contro il «pericolo» di una crescita eccessivamente dei salari, che minaccerebbe di instaurare una spirale viziosa coi prezzi, e spronato i Paesi dell’area euro ad adottare rapidamente, entro la fine del 2023, il nuovo quadro di governance economica del rinnovato Patto di Stabilità proposto dalla Commissione.


Spettro inflazione

Nell’analisi della Bce, le pressioni inflazionistiche nell’area euro «rimangono alte, e non ci sono prove chiare che l’inflazione di fondo abbia raggiunto il picco», ha detto l’ex ministra francese. «L’inflazione al netto di energia e alimentari è scesa al 5,3% a maggio dal 5,6% di aprile», ha ricordato Lagarde. Troppo poco, e troppo presto, per parlare di frenata o di picco dei prezzi raggiunto. Anzi. «Gli ultimi dati disponibili suggeriscono che gli indicatori delle pressioni inflazionistiche di fondo rimangono elevati e, sebbene alcuni mostrino segni di moderazione, non vi è alcuna chiara evidenza che l’inflazione di fondo abbia raggiunto il picco». L’orientamento di fondo della politica monetaria, pertanto, non cambia, e il faro resta quello prescritto dai Trattati. «Siamo pienamente impegnati a combattere l’inflazione e siamo determinati a raggiungere il suo tempestivo ritorno al nostro obiettivo a medio termine del 2%», ha ribadito la presidente della Bce, parlando di segnali d’impatto positivo della stretta monetaria imposta da mesi. «I nostri aumenti dei tassi si stanno trasmettendo con forza alle condizioni di finanziamento delle imprese e delle famiglie, come si può vedere dall’aumento dei tassi sui prestiti e dal calo dei volumi dei prestiti. Allo stesso tempo, iniziano a concretizzarsi tutti gli effetti delle nostre misure di politica monetaria». Barra dritta, dunque, con buona pace di chi – come i Paesi ad alto debito, tra cui l’Italia – risente di più del rialzo dei tassi d’interesse. «Le nostre decisioni future assicureranno che i tassi ufficiali saranno portati a livelli sufficientemente restrittivi per ottenere un tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2% e saranno mantenuti a quei livelli per tutto il tempo necessario».


Pregasi moderare i salari

La variabile che non dovrebbe crescere, o quanto meno non oltre una certa soglia, è invece per la Bce quella del costo del lavoro. La ragione addotta è sempre la stessa, quella di prevenire un ulteriore rigonfiamento dei prezzi, in una spirale che rischierebbe di auto-alimentarsi senza sosta. Almeno secondo Lagarde. È da evitare ad ogni costo «una spirale di ritorsioni reciproche, alzando i salari dopo l’aumento dei margini», ha invocato la governatrice, facendo appello ai governi nazionali perché intervengano in tal senso nel dialogo tra le parti sociali, posto che tale compito «non spetta alla Bce». E se i salari dovessero invece salire, spingendo ulteriormente al rialzo i prezzi? «Se ci dovessimo ritrovare in questa situazione, dovremmo adottare misure restrittive molto più importanti», ha minacciato Lagarde. Per la quale, d’altra parte, le imprese non devono neppure scaricare brutalmente i maggiori costi sui consumatori. «Nel 2022 alcuni settori, come agricoltura, edilizia, ristorazione e trasporti, erano riusciti a scaricare sui consumatori l’aumento dei costi che si trovavano a gestire, mantenendo i loro margini. Questo fenomeno ora si è attenuato, ma non si deve arrivare a quella che ho definito un”inflazione occhio per occhio», ha ammonito Lagarde.

Un accordo sul nuovo Patto di Stabilità

La presidente della Bce, Christine Lagarde ha infine invitato i Paesi dell’area euro a mettere da parte eccessive pregiudiziali e accelerare sull’iter di approvazione del nuovo quadro di regole di governance economica comune: quelle contenute nel nuovo Patto di Stabilità e crescita proposto nei mesi scorsi dalla Commissione europea. «Speriamo davvero che si raggiunga un accordo prima della fine del 2023, in modo che nel 2024, quando i Paesi dovranno preparare i loro piani di bilancio, sappiano esattamente in quale quadro operare», ha detto Lagarde, ammonendo contro il rischio di «restare nel limbo». La proposta disegnata dalla Commissione, oltretutto, benché possa essere «controversa» per alcuni Stati membri, costituisce un ottimo punto di riferimento secondo l’analisi della Bce. Tra gli elementi più apprezzabili del nuovo pacchetto citati da Lagarde, in particolare, «una maggiore titolarità nazionale, una maggiore attenzione agli elevati livelli di debito e una prospettiva a medio termine». Sul fronte della «attenzione agli elevati livelli di debito», in effetti, l’Eurotower sembra risentire di tutte le pressioni del fronte rigorista guidato dalla Germania. «Concordiamo sul fatto che siano necessarie misure di applicazione più rigorose delle norme del Patto», ha messo in rilievo Lagarde, auspicando che siano messe in campo «soluzioni costruttive alle questioni ancora aperte». A Roma tocca prendere mesti appunti.

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