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Meloni in studio da Nicola Porro: «Deriva autoritaria? Su Corte dei conti faccio come Draghi. Non sono per l’Italia spaghetti e mandolino»

La premier a Quarta Repubblica rivendica di volere un impegno dell'Italia lontana dagli stereotipi «che dice di sì e sorride nelle foto e poi si fa fregare»

A chi accusa il suo governo di «deriva autoritaria», come aveva fatto alcuni giorni fa tra gli altri anche l’ex premier Romano Prodi, Giorgia Meloni assicura che quel grido di allarme non ha senso di esistere. In particolare sulla decisione della maggioranza di ridurre i poteri di controllo della Corte dei conti sui progetti del Pnrr, Meloni ospite a Quarta Repubblica su Rete4 spiega che non c’è nulla di nuovo rispetto al precedente governo: «La sinistra è molto in difficoltà – dice la premier – Non solo dice che c’è una deriva autoritaria se sulla Corte dei Conti proroghi le norme del governo Draghi. Sommessamente osservo che facciamo quello che ha fatto il precedente governo. Il problema è che c’è una deriva autoritaria se qualcuno che viene da destra e non da sinistra non avesse gli stessi diritti che hanno loro. Questo è un problema. Loro dicono che c’è una deriva autoritaria sulla Corte dei Conti che continua a fare i controlli, fa la relazione semestrale e nessuno le ha messo un bavaglio».

Dall’opposizione al governo

A proposito del suo esordio al governo, la premier ha raccontato a Nicola Porro come lei sia sempre «stata consapevole di cosa fosse governare, non l’ho mai visto come un traguardo personale, sono stata consapevole pur dall’opposizione dei rischi e dei problemi che il governare comporta». Ammette comunque che rispetto al suo recente passato «non avevo considerato quando ero all’opposizione che quando sei premier quasi tutto quello che accade nel mondo ti riguarda per cui la caratteristica più chiara oggi è che l’imprevisto, quando sei a capo del governo, è la previsione più accurata che puoi fare e per me che lavoro in modo schematico ha avuto un impatto molto forte. Tu rincorri l’emergenza e devi riuscire a tenere la barra dritta». Eppure, un elemento di continuità con il passato c’è ancora: «Io vivo sempre a casa mia. Non ci penso neanche» di trasferirmi a Palazzo Chigi, scherza la premier durante l’intervista.

«Schlein non distingue tra dissenso e censura»

Per quanto riguarda i rapporti con le opposizioni, secondo Meloni «la sinistra dice che sei autoritario per qualsiasi cosa: se Fazio decide di lasciare la Rai, se alla parata del 2 giugno i militari alzano la mano per salutare la tribuna come gli altri anni, se ti lamenti che qualcuno abbia impedito al ministro Roccella di presentare al Salone del Libro un libro sulla sua famiglia». Infine, una frecciata alla segretaria del Pd Elly Schlein: «Quello che mi ha colpito è che abbia detto che abbiamo un problema col dissenso: se il segretario del Pd, il secondo partito italiano, non distingue tra dissenso e censura allora abbiamo sì un problema».

I rapporti con la Francia

Sui frequenti scontri tra Roma e Parigi, Porro chiede a Meloni se ancora parla con il presidente francese Emmanuel Macron dopo le ultime accuse arrivate da alcuni ministri del governo francese nei confronti di palazzo Chigi: «Ma certo che ci parliamo! I rapporti tra Italia e Francia sono per forza di cosa solidi, come tra nazioni vicine». Meloni ha poi contestato un certo modo di raccontare i rapporti tra Italia e Francia «come se fosse una roba da adolescenti, come se non ci si parla o non ci si saluta…». E sulle parole del ministro degli Interni francese che aveva bollato come «incapace» il governo Meloni di gestire l’emergenza migranti, la premier prova a chiudere le polemiche: «È stato un errore significativo. E’ stata seccante ma bisogna avere la lucidità di distinguere la politica e i rapporti tra partiti e quelli tra i governi».

La guerra in Ucraina

Sulla questione della guerra in Ucraina, la risposta della premier è netta: «Secondo me, bisogna continuare a lavorare per la pace e garantisco che è significativa del nostro lavoro in parlamento, ma purché non si confonda la parola pace con l’invasione». Per questo, aggiunge la premier, «aiutare l’Ucraina con gli strumenti di cui disponiamo è il modo più serio per costruire la pace, perché in ogni conflitto se uno ha già vinto, non ha bisogno di sedersi al tavolo. Ha bisogno di farlo se c’è uno stallo e se quindi se c’è equilibrio sulle forze in campo».

I viaggi all’estero e «l’extraterrestre»

Per quanto riguarda invece la politica estera, Meloni sostiene che «oggi c’è un’Italia che torna protagonista sullo scenario internazionale». Per affrontare le questioni più importanti, però, è indispensabile «lavorare innanzitutto sul piano internazionale, perché nessuno può pensare di fermare il vento da solo con le proprie mani». Nell’intervista, la premier rivela anche un aneddoto che riguarda proprio i suoi incontri con altri capi di Stato: «Ricordo che a Sharm el-Sheikh incontrando il presidente del consiglio europeo gli ho chiesto: non sei stupito che io non sia verde e che non abbia le antenne? Chiaramente l’impressione che ho avuto io è che siamo stati figli un po’ del racconto che avevano letto e che invece trovandosi una persona normale e seria siano rimasti colpiti». In ogni caso, Meloni assicura di non essere il tipo che si lascia intimidire di fronte ai leader di altre nazioni: «Se faccio un accordo, dico una cosa e la faccio: io non sono l’Italia spaghetti e mandolino che dice di sì e sorride nelle foto e poi si fa fregare tutto o prova a fregarti. Io voglio un’Italia che cammina a testa altra nella storia e credo che con questa capacità di stringere rapporti si portano i risultati».

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