Patto sui migranti, SOS Méditerranée: «L’Ue protegga le persone anziché alzare muri» – L’intervista

La 26enne Mary Finn commenta con Open da Strasburgo il nuovo accordo tra governi: «Inaccettabile la logica per cui le quote di redistribuzione sono facoltative»

Da Strasburgo – Mary Finn ha 26 anni ed è un’operatrice umanitaria, membro dell’equipaggio Sar prima della nave Aquarius, poi dell’Ocean Viking di SOS Méditerranée. L’abbiamo incontrata a Strasburgo, al Parlamento europeo, il giorno dopo il primo semaforo verde da parte dei ministri degli Interni dell’Ue al Patto per le migrazioni e l’asilo. L’accordo adottato con il voto contrario di Polonia e Ungheria, che non prevede un superamento di Dublino e che dovrà trovare una posizione comune con il Parlamento europeo, è articolato su due grandi capitoli: la revisione delle procedure d’asilo e la gestione dell’asilo e della migrazione. «Il patto che si sta cercando di approvare dà ai Paesi membri la possibilità di scegliere se accettare o meno una quota di persone. Per me è assolutamente inaccettabile», dice Finn a Open riferendosi alla possibilità degli Stati membri di rifiutare, dietro pagamento di una somma, il ricollocamento dei migranti dai Paesi di primo ingresso. «Questo tipo di quote – continua – dovrebbero essere obbligatorie, dovrebbero essere valutate in base alla capacità di un Paese di ospitare rifugiati e richiedenti asilo. E tutti dovrebbero essere tenuti a rispettare la quota concordata e ad accogliere queste persone in modo dignitoso e rispettoso». E in questo contesto l’Unione europea ha (o dovrebbe avere) delle grandi responsabilità: «Deve permettere alle persone di chiedere asilo», sottolinea l’operatrice umanitaria. «Il nocciolo della questione è che ogni singolo Stato membro ha la responsabilità di accogliere le persone che fuggono da ogni sorta di instabilità nel mondo e cercano sicurezza nel nostro Continente». 


Un altro approccio

«L’Unione europea dovrebbe lavorare a un sistema di asilo che favorisca la protezione delle persone piuttosto che tattiche di difesa e deterrenza ai confini dell’Ue». Ne è certa Mary Finn, che mette in discussione la politica dei singoli Stati membri. Al momento l’Europa sta «costruendo una fortezza». Da quando il Muro di Berlino è stato abbattuto nel 1989, infatti, «sono stati costruiti 19 muri di confine, per non parlare – spiega la soccorritrice – della quantità di respingimenti illegali e di ogni sorta di violazione del diritto internazionale, del diritto umanitario e dei diritti umani che avvengono proprio qui ai nostri confini». Chi risponde di queste violazioni? «Non l’Unione europea, che inoltre non mette in atto – continua – un sistema che dia priorità a queste persone e che offra loro l’opportunità di chiedere asilo in modo sicuro e dignitoso».


Il Mediterraneo centrale e le Ong nel dibattito politico di Bruxelles

«Attualmente nel Mediterraneo centrale ci sono molte persone che fuggono per raggiungere l’Europa su imbarcazioni non idonee che sono completamente sovraffollate di persone», ci racconta Finn, una delle più giovani tra i soccorritori. «E in questo contesto, l’Unione europea e l’Europa non stanno facendo nulla per salvare queste persone in mare», dice. Chi prova, secondo la soccorritrice, a portarle in salvo sono le Ong che molto spesso però «vengono criminalizzate dai governi europei e le loro operazioni vengono bloccate a tutti i costi». Una situazione, questa, definita dalla stessa «inaccettabile» perché queste persone «hanno il diritto di fuggire, di cercare rifugio in un altro Paese e di chiedere asilo. Ma questi diritti vengono negati alle frontiere esterne dell’Ue», conclude. 

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