Morte di Berlusconi, la protesta di studenti e femministe contro il lutto nazionale

Dagli universitari di Bologna alle attiviste all’Altare della Patria: molte le manifestazioni di dissenso verso la scelta del governo

Mentre a Bologna il collettivo Làbas ha deciso di celebrare una vera e propria festa per la morte di Silvio Berlusconi, in tutta Italia si sono svolte diverse manifestazioni di protesta contro la proclamazione del lutto nazionale. Proteste che sono state portate avanti anche in formato digitale: Potere al Popolo ha invitato i suoi sostenitori a mettere in atto quello che in gergo si definisce tweetstorm. Oggi, 14 giugno, mentre nel Duomo di Milano si celebrava il funerale del Cavaliere, l’organizzazione politica ha invitato a «pubblicare, dalle 15 alle 19, dei tweet con l’hashtag #luttostatomafia». Non solo: gli account social della formazione di estrema sinistra hanno condiviso foto di persone scattate mentre reggevano un cartello con su scritto Non in mio nome, in riferimento al lutto nazionale concesso all’ex presidente del Consiglio dal governo Meloni. Mentre sui social è andata in scena questa mobilitazione, nella Capitale è stato srotolato uno striscione con su scritto: «Oggi non siamo in lutto, siamo in lotta». Firmato, «transfemministe e antifasciste di Roma». Al sit-in organizzato all’Altare della Patria ha partecipato il gruppo di Non una di meno, accusando l’esecutivo di aver proclamato il lutto nazionale «per un uomo bianco, etero, cis, ricchissimo, che ha sempre ostentato sessismo, omofobia, razzismo con cui ha contribuito alla violenza culturale che avvelena la nostra società da anni».


Tra le critiche mosse a Berlusconi dalle femministe, quella di aver «personificato la maschilità tossica egemonica, sprezzante verso tutti i corpi che non fossero nella norma e nel privilegio. Un uomo che ha dimostrato al Paese che è proprio anche grazie a quella maschilità, sfoggiata come modello vincente, che si può acquisire potere, che si può disporre di qualunque cosa e di chiunque». A Bologna, invece, l’associazione di studenti di destra, Azione universitaria, ha denunciato che il Consiglio degli studenti dell’Unibo ha rigettato la richiesta di osservare un minuto di silenzio per la morte del fondatore di Forza Italia. Il collettivo di studenti Exploit dell’Università di Pisa, invece, ha scritto una lettera al rettore, criticandolo per la scelta di far aderire l’ateneo al lutto nazionale. «Prendendo esempio dalla decisione del rettore Tomaso Montanari dell’Università degli stranieri di Siena, le scriviamo per esprimere la più ferma contrarietà a celebrare il lutto nazionale per Berlusconi con le bandiere a mezz’asta nell’Università di Pisa, invitandola ad assumersi pubblicamente la responsabilità civile e politica della decisione da lei compiuta, spiegando alla comunità universitaria le motivazioni della scelta». La lettera, pubblicata su Facebook, è accompagnata da una didascalia: «L’unico lutto nazionale è per le macerie che lasci sulla nostra generazione. Silvio non ci mancherai». Nel testo, invece, sono riportate molteplici accuse verso il Cavaliere: «La celebrazione con bandiere a mezz’asta da parte dell’Università rende il ricordo una santificazione ideologica, in quanto tenta di oscurare tutto ciò che Silvio Berlusconi è stato e ha rappresentato negli ultimi 30 anni. Queste bandiere a mezz’asta sono revisionismo storico della sua cultura misogina, omofobica, dei legami con la criminalità organizzata, del nazionalismo sulla pelle dei migranti, dell’apertura alla destra neofascista nel governo». Anche gli studenti e le studentesse della Scuola Superiore Normale di Pisa hanno manifestato contro il lutto, esponendo uno striscione sula facciata dell’istituto.


Infine, il direttivo della Società italiana delle storiche ha pubblicato una nota per dissociarsi dalle celebrazioni: «Una parte d’Italia piange in questi giorni Berlusconi e gli tributa l’onore del lutto nazionale, finora riservato solo a presidenti della Repubblica. Gli affetti personali e i lutti dovuti alla perdita di una persona cara sono sempre da rispettare. Altra cosa è però il lutto nazionale per un uomo che, pur avendo rivestito un ruolo istituzionale, ha sistematicamente offeso i valori costituzionali incrinando la sfera dei diritti e dei doveri propri della cittadinanza. Né sono meno inquietanti e inopportuni gli onori tributati a Berlusconi se si guarda alla sua vicenda da una prospettiva di genere: ha legittimato, nella comunicazione e nei comportamenti pubblici, la reificazione e la mercificazione delle donne e dei corpi femminili, esaltando una maschilità patriarcale e paternalistica e contribuendo così a rallentare, e in qualche caso addirittura a invertire, il percorso verso una società più paritaria e rispettosa delle differenze di genere avviatosi con la caduta del fascismo, la Resistenza e la nascita dell’Italia repubblicana, e poi reso più celere dai femminismi degli anni Settanta del Novecento. Crediamo che le donne italiane, nella loro faticosa marcia verso la parità e la messa in discussione degli assetti tradizionali della famiglia e della sessualità, abbiano avuto un avversario in Berlusconi e nel berlusconismo: un avversario potente, vigorosamente combattuto e di cui le proteste delle donne stesse hanno contribuito a decretare il declino. Come storiche, per professione consapevoli del passato, come femministe attente ai diritti connessi alla sfera del genere e della sessualità, come donne sensibili al rispetto delle identità di genere e degli orientamenti sessuali, non possiamo oggi che esprimere con voce chiara e forte il nostro dissenso per la scelta di rendere a Berlusconi tributi istituzionali da riservare a chi rispetta i valori della Repubblica».

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