L’incubo dell’imprenditrice costretta a licenziare il padre dopo le minacce e gli insulti razzisti: «Ne***, sei morta…»

La donna ha subito sette anni di insulti e aggressioni da parte del padre, assunto nella nuova ditta di famiglia dopo il fallimento della sua azienda. In appello l’uomo è stato di nuovo condannato

Dopo il fallimento dell’impresa edile del padre, la figlia 39enne aveva deciso di assumere l’uomo nella nuova società, ma da quel momento per lei è cominciato l’inferno. L’imprenditrice pensava di fare un gesto di generosità tenendo suo padre ancora nell’azienda. Ma l’uomo, oggi 69enne, sin da subito si sarebbe rifiutato di accettare che alla guida della ditta nelle Giudicarie, nel Trentino occidentale, ci fosse una donna, ricoprendola di insulti e minacce per anni. Come racconta il Corriere del Trentino, l’uomo aveva iniziato a offendere sua figlia prima con insulti razzisti chiamando «negra» lei e sua nipote, l’ha chiamata donnaccia «da casa di tolleranza» e attaccata per «la sua forma grossoccia». Nata dall’unione dell’uomo con una donna sudamericana, l’imprenditrice si è sentita anche rivolgere minacce di morte, rivolte anche al suo avvocato proprio mentre la donna gli stava parlando al telefono: «Sei morta… vi sbudello…». In quella conversazione, la donna aveva deciso di licenziare suo padre, quando è stata aggredita e ha dovuto chiamare i carabinieri. Nei giorni scorsi in appello è stata confermata la sentenza di condanna contro l’uomo. In primo grado nel 2021 era stato condannato per stalking e al pagamento di 30mila euro come provvisionale. In secondo grado c’è stata la derubricazione del reato in minaccia aggravata.


La denuncia

La donna aveva denunciato suo padre nel 2019, per fatti che partivano sin dal 2012, quando era ripartita la ditta di famiglia. Nonostante il tentativo della donna di evitare il tracollo finanziario dopo il fallimento della sua azienda edile, l’uomo non ha mai voluto sottostare alle direttive di sua figlia «ritenendosi il capo e non ricordonoscendo suddetto ruolo alla figlia – sei legge negli atti – anche con messaggi offensivi come “la tua firma vale meno dei miei co… i tuoi avi erano negri… sei un’africana». E poi aggiungeva: «Non sarai mai un bravo imprenditore, perché non sai rubare: non sono più vostro padre». E contro la nipotina, l’uomo non risparmiava insulti: «Non sarà mai bianca…».


L’aggressione

Il calvario per l’imprenditrice tocca l’apice con l’episodio più grave, quando l’uomo sentendosi il titolare dell’azienda ha deciso di portare fuori dalla ditta del materiale edile, nonostante sua figlia glielo avesse vietato. A quel punto l’imprenditrice ha deciso di chiamare il suo legale per valutare il licenziamento del padre. Quando l’uomo lo ha scoperto a telefonata ancora in corso, si è scagliato contro la figlia portandole via la cornetta, la graffia al collo e la minaccia di morte: «Vi sbudello, non finisce qui, ti farò rimpiangere di essere nata» e poi ha aggiunto «saremo da soli prima o poi». L’arrivo dei carabinieri evita il peggio. L’uomo quindi viene rinviato a giudizio nel 2020 e un anno dopo condannato per stalking e infine per violenza aggravata in appello. La donna amareggiata ha commentato: «Ho capito che non poteva accettare che fossi io, donna, ad avere un ruolo di responsabilità». E a proposito della denuncia, non si dice pentita: «Non avrei voluto andare in tribunale, ma davanti alle minacce a me e ai miei cari non potevo fare nulla».

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