Salute mentale, a rischio anche i preti: colpiti soprattutto da burnout e solitudine

Questo è quanto emerge da un saggio pubblicato nell’ultimo numero di La Civiltà Cattolica, e firmato da padre Giovanni Cucci

Anche i sacerdoti piangono: affrontare il tema della salute mentale diventa sempre più urgente anche per la Chiesa. Dal momento che, come sottolineato in un saggio firmato da padre Giovanni Cucci nell’ultimo numero de La Civiltà Cattolica, lo stress e la solitudine colpiscono anche i preti. E in questo senso, burnout e senso di inadeguatezza sono sintomi da monitorare. «Si tratta di un disagio destinato a crescere, perché spesso i preti hanno diverse parrocchie da amministrare, senza risiedere in nessuna di esse, e ai compiti amministrativi si aggiungono le responsabilità canoniche, civili e penali», scrive Cucci.


I dati

Nel testo vengono menzionati anche alcuni numeri: «Da qualche tempo si assiste a un impressionante aumento dei suicidi fra i sacerdoti in Brasile. Nel corso dell’anno 2018 si sono tolti la vita 17 presbiteri e altri 10 nel 2021». La situazione non migliora spostandosi in Europa, e più nello specifico in Francia, come rivela una ricerca condotta su quella Nazione. «Uno di loro – scrive Civiltà Cattolica riferendosi ai sacerdoti coinvolti nel sondaggio – confessava di non essere il pastore con l’odore delle pecore, ma con l’odore di benzina… Per molti non ci sono giorni di riposo. Anche se la situazione non è drammatica come in Brasile, in Francia ci sono stati sette suicidi di preti nel corso di quattro anni».


Anche l’Italia, da questo punto di vista, non risulta immune: le ricerche effettuate nel Paese portano alla luce un malessere diffuso tra i preti intervistati. Le cause? «Il burnout, anche se gran parte di loro non ha usato questo termine e spesso neppure lo conosce; si rilevano piuttosto delle precise cause esterne (molteplicità degli impegni, complessità delle problematiche, la sensazione di essere dei ‘funzionari del sacro’, che erogano servizi asettici a fedeli indifferenti)».

Le soluzioni

Il giornale dei gesuiti individua prova tuttavia ad ipotizzare delle vie d’uscita: dall’ampliamento della vita comunitaria, magari con la presenza di famiglie, al coinvolgimento delle donne nei percorsi di formazione dei sacerdoti. Non sono nemmeno da escludere, «nei casi più difficili», anche «periodi di stacco» da trascorrere «in un contesto più protetto, mantenendo sempre la possibilità di interfacciarsi con i responsabili della diocesi».

Infinte, Civiltà Cattolica menziona la questione della formazione permanente o dell’assistenza spirituale. «Se ne sono accorte molte ditte e multinazionali, che hanno da tempo avviato iniziative volte a far fronte al disagio dei propri dipendenti, culminato in burnout, depressioni e suicidi: hanno in altre parole compreso la profonda unità tra qualità della vita, serenità personale e qualità del lavoro». E dunque, conclude, «affrontare il problema anche in sede ecclesiale è doveroso».

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