La pazza idea di Gianni Rivera: «A 80 anni mi metto ad allenare». La pista del Bari, il sogno-Milan e quel progetto sfumato di ct della Nazionale

L’ex Golden Boy si dice pronto a comprare una grande squadra insieme a una cordata di amici imprenditori. E rivela quella proposta di Tavecchio del 2017

Quanti anni ha Gianni Rivera? Ottanta tra una manciata di settimane, all’anagrafe (li compirà il prossimo 18 agosto). Un numero indefinito, secondo l’ex Golden Boy del calcio italiano. «Gianni Rivera non ha età», risponde a Massimo Veronese che lo intervista oggi sulle colonne del Corriere della Sera. Un dialogo in cui svela la sua «pazza idea» da terza età (non ammessa): comprare una squadra ed iniziare ora l’avventura da allenatore. Di un grande club, s’intende. Una squadra di storica tradizione della Serie B da portare in A, ad esempio. Oppure, perché no, anche un grande club di Serie A. Questo almeno vorrebbe Rivera, che al progetto lavora già da alcuni mesi, affiancato – dice – da una «cordata di imprenditori». «Con un gruppo di amici imprenditori abbiamo deciso di investire nel calcio, in Serie A o B». La proposta che la cordata vuole mettere in campo è all’insegna della formula all inclusive. Nuova proprietà e nuovo allenatore già individuato, nella persona di Gianni Rivera. Che pure, alla vigilia degli 80 anni, il tecnico non lo ha mai fatto. Come mai la «folgorazione» solo ora, e non, come spesso accade, subito dopo aver smesso di giocare? «Sì, in effetti ho sbagliato – riconosce l’ex campione del Milan e della Nazionale – Ma appena smesso sono diventato vicepresidente del Milan con Felice Colombo: spingemmo Fabio Capello a fare il corso allenatori e io potevo farlo insieme a lui, ma allora mi sentivo più dirigente che mister. Poi sono entrato in politica e per vent’anni la mia vita è stata quella».


Destinazione Bari?

Mai dire mai, comunque. E così Rivera, ben dopo la boa dei 70 anni, s’è messo quest’idea in testa. Con il suo passato, sperava di non dover passare come tutti i novizi per il corso da allenatori di Coverciano. Ma le regole sono regole. Lo racconta lui stesso. «Carlo Tavecchio sei anni fa mi voleva c.t. della Nazionale al posto di Giampiero Ventura dopo la mancata qualificazione al Mondiale di Russia. Ma non avevo il patentino e allora Tavecchio chiese al presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin di concedermelo in considerazione dei meriti acquisiti sul campo, ma lui rispose no. Fare il corso a Coverciano fu inevitabile». Missione compiuta, ma non esattamente con i tempi più fortunati. Perché appena preso l’agognato patentino scoppiò la pandemia: non certo il momento più indicato per investire nel calcio. Ma ora, passata la grande paura del virus e ripartito alla grande il circuito del pallone, l’operazione è pronta. Quale l’obiettivo? Rivera non nasconde che l’obiettivo n° 1 potrebbe essere il Bari. «Una ventina di giorni fa ho avuto un contatto telefonico con il sindaco Antonio Decaro, gli abbiamo fatto presente che siamo disponibile ad acquistare la società. L’idea di portare una squadra dalla B alla A mi è sempre piaciuta». Anche se la proposta d’acquisto avrebbe avuto probabilmente più chances se la squadra pugliese fosse salita già in queste ultime settimane nella massima divisione – come invece non è stato, avendo il Cagliari di Claudio Ranieri avuto la meglio nel playoff. Già, perché n quel caso Aurelio De Laurentiis avrebbe dovuto necessariamente vendere la società, possedendo nella massima divisone già il Napoli fresco di scudetto. Mentre ora può attendere e valutare tutte le opzioni in campo. Ma la vera panchina dei sogni quale sarebbe, per Rivera? Inutile nasconderlo: quella del Milan. «Se lo allenerei? Mai dire mai».


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