Tempo scaduto, a bordo del sommergibile Titan è finito l’ossigeno. Un Rov è atterrato sul fondale marino per continuare le ricerche

Secondo le stime della OceanGate il mezzo aveva quattro giorni di autonomia, 96 ore d’aria per i 5 ospiti a bordo. Sul posto anche l’Aeronautica inglese

Quattro giorni di autonomia. Novantasei ore. Scadute ormai. A bordo del piccolo sommergibile della OceanGate disperso da domenica mattina nell’Oceano Atlantico l’ossigeno è finito. Le riserve teoriche d’aria sono terminate e la speranza di trovare ancora in vita i cinque ospiti a bordo – il ceo dell’azienda e pilota del Titan Stockton Rush e i quattro passeggeri – sono praticamente nulle. Secondo gli esperti, le stime si riferiscono però a una «quantità nominale di consumo», influenzata da tantissimi fattori. Se i passeggeri hanno preso alcune accortezze – rimanere calmi, non mangiare – forse per loro c’è ancora tempo, qualche ora di speranza in più. Le ricerche sono andate avanti senza sosta fin dalle prime ore dell’allarme lanciato dall’azienda. Il piccolo sommergibile si è inabissato alle 8 circa – ora locale, le 13 in Italia – di domenica 18 giugno, per iniziare la sua discesa verso il relitto del Titanic. Due ore più tardi nessuna comunicazione, nessun segno del suo passaggio o della sua emersione. I suoni rilevati all’inizio di questa settimana erano solo «rumore di fondo dell’oceano», secondo le prime analisi della Marina statunitense. Il contrammiraglio John Mauger ha dichiarato a Sky News che gli ufficiali stanno continuando le loro analisi ma ha aggiunto che la Guardia Costiera degli Stati Uniti non sta aspettando un rapporto completo per intervenire. La Marina continuerà a cercare tutte le «informazioni disponibili» sui suoni subacquei rilevati. La Guardia Costiera continua a cercare nonostante le riserve siano oramai pari a zero. Un Rov della Horizon Artict ha raggiunto il fondale alla ricerca del mezzo. Intanto la Raf (l’Aeronautica militare del Regno Unito) sta supportando le squadre nella ricerca del Titan. «ll nostro team di operatori altamente specializzati – spiegano in un tweet – si è schierato questa mattina insieme all’AMF National Standby A400M, per supportare gli sforzi di recupero. Con un C-17 sposteremo le attrezzature di supporto».


Le ricerche

La marina canadese e quella statunitense hanno setacciato il mare, prima in superficie e poi in profondità, con tutti i mezzi a disposizione, coprendo un’area che si è progressivamente allargata fino a raggiungere i 20mila chilometri quadrati. Senza alcun esito. Neanche dopo la flebile speranza data dai rumori avvertiti nel sito di ricerca. Le ridotte dimensioni del mezzo, grande come un minivan, rendono difficilissima la sua individuazione anche se fosse in superficie. Ma non solo: anche in quel caso, i passeggeri a bordo non potrebbero uscire perché è sigillato con bulloni dall’esterno, impedendo agli occupanti di fuggire senza assistenza anche in caso di emersione. Secondo gli esperti, una volta individuato agli operatori servirebbero diverse ore per recuperarlo e far uscire i cinque ospiti a bordo. In queste ore il Rov, un robot a controllo remoto, della nave canadese Horizon Arctic ha raggiunto il fondale marino e ha iniziato a setacciare l’area circostante. Nel frattempo anche il Rov Victor 6000 della nave francese Atlante è in fase di preparazione per l’immersione in acqua.

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