Alberto Angela e il futuro in Rai: «Non ho un patto di sangue: perché resto anche se guadagno meno di Amadeus»

Il figlio di Piero Angela torna su Rai Uno con un nuovo programma di divulgazione scientifica in sei puntate: «Ci saranno novità, ma il format resta lo stesso»

«Sono passato dallo studio al giornalismo, ma resto pur sempre un paleontologo prestato alla tv». A pochi giorni dal lancio del suo nuovo programma, Alberto Angela si racconta in una lunga intervista a Il Messaggero. Dal 29 giugno, il figlio 61enne di Piero Angela torna su RaiUno con Noos – L’Avventura della conoscenza, un nuovo programma di divulgazione scientifica in sei puntate pensato come l’evoluzione del popolarissimo Superquark, guidato per tanti anni proprio da suo padre. «Solo ora che lui non c’è più ho messo a fuoco la sua eredità – racconta Alberto Angela -. Ho capito meglio quanto papà guardasse lontano. Negli anni Settanta, per esempio, ha affrontato il tema ambientale, che nessuno considerava, e ha scritto libri su questioni che mi sembravano quasi lunari». Nell’intervista al Messaggero, il conduttore rivela anche qualche dettaglio sul suo nuovo programma: «Ci saranno novità, ma il format resta lo stesso – spiega -. Spazio a documentari, servizi e rubriche su alimentazione, tecnologia, spazio, archeologia e geopolitica, di cui nessuno parla. La tv deve nutrire i cervelli, non addormentarli».


Tra i temi trattati ci sono anche alcune new entry. Due su tutte: l’intelligenza artificiale e il sesso. «Lo affronteremo ma non nella prima parte della puntata, siamo su Rai Uno… – lascia intendere Alberto Angela -. Parleremo di calo del desiderio, preliminari, tradimento». Restano fuori invece alcune delle tematiche più divisive, come maternità surrogata e fluidità di genere. «Non vogliamo spaccare il pubblico. La scienza non divide, è l’interpretazione che può farlo», chiarisce il conduttore. Quanto al suo rapporto con la tv pubblica, Angela precisa: «Sono un consulente che non è legato alla Rai con un contratto di sangue. Finché posso, vorrei continuare qui perché la divulgazione deve essere pubblica, ma se la Rai mi mette in condizione di non lavorare al meglio o ha dei dubbi, io vado altrove». Una visione diversa rispetto a quella di suo padre Piero, che ha sempre mantenuto la linea «o Rai o niente». Infine, un ultima domanda. Quando il giornalista del Messaggero gli chiede se in Rai guadagna quanto Amadeus, Alberto Angela rivela: «No, meno. E non ho gli sponsor. Di sicuro, se lavorassi con i privati, potrei guadagnare molto di più, anche dieci volte di più. La conoscenza però deve essere divisa con tutti».


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