Altra gaffe del governo: subito prima dell’odg Santanché aveva promesso pure un provvedimento sul salario minimo

Un impegno che oggi mette in imbarazzo la ministra del Lavoro, che in più occasioni ha sostenuto di non ritenere di dover procedere per legge

Non deve essere stata una seduta fortunata per il governo quella della discussione finale sul decreto lavoro a Montecitorio. Ora salta fuori che, subito prima dell’ormai celebre ordine del giorno del Pd Arturo Scotto contro Visibilia e Daniela Santanché, il governo di Giorgia Meloni aveva accettato anche di mettere mano in un provvedimento al salario minimo che oggi trova concorde quasi tutta l’opposizione con disappunto formale dell’esecutivo. Questa settimana però alla Camera in quella sfortunatissima seduta il governo ha accettato come raccomandazione un ordine del giorno presentato dal Pd con la prima firma di Maria Cecilia Guerra. Il governo ha promesso quindi di seguire la raccomandazione contenuta in quel dispositivo, che era di «adottare le opportune iniziative al fine di individuare le necessarie risorse finanziarie per rendere strutturale la misura di riduzione del cuneo contributivo a carico dei lavoratori, così favorendo parzialmente il recupero del potere di acquisto di salari e stipendi, in vista di un intervento più organico di disciplina delle retribuzioni minime applicabili».


L’imbarazzo della ministra del Lavoro

Un impegno che oggi mette in imbarazzo la ministra del Lavoro Marina Calderone, che in più occasioni ha sostenuto di non ritenere di dovere procedere per legge sul salario minimo. Cosa che invece il governo, in quel giorno dalle tante gaffes, si è impegnato a fare. La più sorpresa proprio nell’aula di Montecitorio è stata la stessa Guerra, che ha chiesto la parola proprio per rallegrarsi del cambio di rotta: «Volevo dire che sono favorevolmente colpita dal fatto che il governo faccia questa apertura sul salario minimo e quindi accetto che il mio ordine del giorno venga accolto come raccomandazione».


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