Voto ai fuorisede, la maggioranza approva la delega. Le opposizioni accusano: «Hanno stravolto la legge, il governo prende tempo»

Ora l’esecutivo ha 18 mesi per decidere in materia, ma il centrosinistra è convinto che non avverrà prima delle Elezioni europee del prossimo giugno

L’Aula della Camera ha approvato, con 159 voti favorevoli, nessun voto contrario e 84 astensioni, la proposta di legge che delega il governo a disciplinare l’esercizio del diritto di voto in un Comune diverso da quello di residenza, per motivi di studio, lavoro o cura. La proposta di legge passa ora all’esame del Senato. La delega al governo, «nel rispetto dell’articolo 48 della Costituzione», prevede l’adozione di uno o più decreti legislativi, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge. La seduta è stata lunga e complessa nella sua gestione: le opposizioni hanno protestato, con diversi interventi, sia per il contingentamento dei tempi – solo gli emendamenti cosiddetti segnalati, meno di 20, sono stati discussi -, sia per la trasformazione del testo avvenuta in seno alla commissione Affari costituzionali. La maggioranza ha cambiato la proposta di legge depositata dal Partito democratico in una legge delega all’esecutivo. Secondo il centrosinistra, il ricorso alla delega è un modo per prendere tempo e risparmiare alla maggioranza il doversi esporre contro i circa 5 milioni di fuori sede che, ad oggi, non possono recarsi alle urne senza fare ritorno nel Comune di residenza.


«Il governo ha deciso che i fuori sede non potranno votare alle prossime Europee, con una grave mancanza di rispetto nei confronti dell’Aula, delle istituzioni ma soprattutto di quei cinque milioni di elettori che per motivi di studio, di lavoro o di cura vivono lontano dal loro Comune di residenza», ha dichiarato Valentina Grippo, deputata del Terzo polo. È verosimile che l’esecutivo, avendo a disposizione 18 mesi di tempo per attuare la norma, non legifererà entro le elezioni europee di giugno 2024. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa, «il governo prende in giro i giovani». Dello stesso tenore le accuse del Pd e del Movimento 5 stelle. «È un furto della democrazia, viene meno la tutela dei diritti delle opposizioni e del ruolo del Parlamento, già svilito da 22 fiducie», ha tuonato la pentastellata Vittoria Baldino. Per il Dem Federico Fornaro, «sono stati compressi gli spazi dell’opposizione». Roberto Giachetti, di Italia Viva: «Questa legislatura lavora solo su decreti legge su cui viene messa la fiducia». Il capogruppo di Alleanza verdi e sinistra in commissione Affari costituzionali, Filiberto Zaratti, ha commentato: «Governo e maggioranza prendono tempo, rinviando la decisione. Intanto molti cittadini perdono il proprio diritto fondamentale al voto». In generale, la critica che più si solleva dai banchi del centrosinistra è di «svilimento del Parlamento», per l’eccessivo ricorso ai decreti governativi fatto in questa legislatura.


La replica

Diversa l’interpretazione fornita dalla maggioranza, che ha difeso la scelta di trasformare la proposta di legge delle opposizioni in una legge delega al governo. Il deputato della Lega Igor Iezzi, capogruppo in commissione Affari Costituzionali e relatore del testo per il diritto di voto dei fuori sede, ha dichiarato: «Per anni la sinistra e il M5s hanno strumentalizzato la questione senza ottenere un risultato. Grazie a questa maggioranza un passo avanti storico è stato compiuto, iniziando dai referendum e dalle elezioni europee». Stefano Benigni, deputato di Forza Italia e coordinatore di Forza Italia giovani, ha diffuso una nota: «Oggi diamo al governo un mandato forte, affinché predisponga un sistema che possa garantire a tutti i cittadini fuori sede un voto sicuro, segreto, libero. Ancora una volta, la maggioranza di centrodestra si dimostra unita nel difendere gli interessi e i diritti dei cittadini e pronta a dare risposte concrete». Tra le spiegazioni fornite dal centrodestra circa la necessità di dare una delega al governo, sabotando l’iter canonico delle proposte di legge, c’è quella che il testo base non forniva soluzioni atte a garantire la segretezza del voto. «Dopo decenni di chiacchiere e giri a vuoto su questo punto, è dovuto arrivare il governo di Giorgia Meloni per far diventare quelle chiacchiere realtà. Ci dispiace solo che le opposizioni al posto di votare a favore della delega oggi si astengano», ha chiosato Fabio Roscani, deputato di Fratelli d’Italia e presidente di Gioventù nazionale. Bisognerà aspettare 18 mesi per dargli torto o ragione.

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