Palermo, Miccichè in auto blu per la cocaina: ipotesi peculato

La Guardia di finanza ha acquisito il regolamento dall’Assemblea Regionale Siciliana per stabilire se l’ex presidente avesse diritto alla vettura di servizio senza limitazioni

La procura di Palermo, che indaga sulla vicenda dello chef Mario Di Ferro accusato di aver procurato e ceduto cocaina a diversi esponenti di spicco della città, ha chiesto alla Guardia di finanza di acquisire il regolamento dell’Assemblea regionale siciliana che disciplina l’utilizzo dell’auto blu. Quello che gli investigatori vogliono chiarire è se Gianfranco Miccichè, non indagato per la vicenda ma tra le persone con le quali sarebbe entrato in contatto Di Ferro, avesse diritto alla macchina di servizio senza alcuna limitazione. Secondo gli inquirenti, l’ex senatore ed ex presidente dell’Ars sarebbe andato più volte al ristorante Villa Zito per avere dosi di cocaina dal gestore. Miccichè non è indagato per questo, ma la domanda alla quale vuole trovare risposta la Procura è se il politico abbia fatto un uso improprio dell’auto blu o meno. A la Repubblica, Miccichè aveva fornito la sua versione, ricordando di aver ammesso in passato di aver fatto uso di cocaina, ma mai da presidente dell’Ars. «L’auto blu spetta per regolamento a ex presidenti di Camera e Senato per dieci anni e nessuno ha mai sollevato il problema. All’ex presidente dell’Ars spetta per i cinque anni successivi al mandato e solo se viene rieletto deputato», ha detto Miccichè, «dov’è lo scandalo se un ex presidente va in auto blu anziché in autobus? Non nego che la scelta di optare per il seggio a Sala d’Ercole invece che per il Senato è stata dettata anche da questa possibilità. Spostarsi a Roma in taxi è molto costoso e incide sul bilancio familiare».


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