È la festa di Fratelli d’Italia, a Roma, in piazza Vittorio. «La giustizia in piazza» è il dibattito che inaugura la kermesse organizzata dalla sezione capitolina del partito di Giorgia Meloni. Ospite principale, il Guardasigilli Carlo Nordio. Dal palco, il ministro torna su un tema che già a inizio settimana aveva causato qualche polemica. In un’intervista a Libero, aveva sollevato dei dubbi sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per come è formulato. O meglio, per come non è formulato: Nordio ribadisce che la fattispecie, ad oggi, «non esiste né come tassatività né come specificità». Non si trova, infatti, nel codice penale.
Il dibattito
E spiega: «Il concorso esterno non esiste come reato, è una creazione giurisprudenziale. Cioè la Cassazione, i giudici, hanno inventato questa formula abbastanza evanescente, che a rigore di logica, vorrei dire “popperiana”, è un ossimoro. Perché il concetto di concorso esterno è contraddittorio. Ecco l’ossimoro: se sei concorrente non sei esterno, e se sei esterno non sei concorrente. Naturalmente, tutte queste cose quando le discuti sotto il profilo tecnico ti trovi delle risposte di ordine ideologico, di ordine emotivo». Il ministro della Giustizia ribadisce di non voler eliminare totalmente la fattispecie, «sappiamo benissimo che si può essere mafiosi all’interno dell’organizzazione e si può essere favoreggiatori all’esterno dell’organizzazione». Ma conclude: «Va rimodulato completamente il reato». Una chiosa che ha generato diverse polemiche nelle opposizioni. Federico Cafiero De Raho fa notare come il concorso esterno in associazione mafiosa «non piaccia alla destra».
Le reazioni
L’ex procuratore antimafia Pietro Grasso dice: «Qui di evanescente c’è solo Nordio». Ma è di Salvatore Borsellino la replica più dura. Il fratello del giudice ucciso da Cosa nostra nella strage di via D’Amelio, intervistato da Repubblica, sostiene che «Smantellare il concorso esterno in associazione mafiosa, come annunciato da Nordio, vuole dire sconfessare apertamente la legislazione voluta da Falcone e Borsellino». Ancora: «Depotenziare il concorso esterno vuol dire colpire i nostri martiri, quelli che il governo di destra dice di voler commemorare. È l’ennesimo segnale di un gravissimo attacco all’indipendenza della magistratura e alla ricerca della verità. Credo che questo reato abbia rappresentato uno strumento fondamentale per ottenere condanne importanti, poi passate in giudicato. Voglio ricordare i processi che hanno portato alle condanne degli ex senatori Marcello Dell’Utri e Antonino D’Alì. Il concorso esterno resta fondamentale per colpire i colletti bianchi che colludono con l’organizzazione mafiosa».
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