Michela Murgia si è sposata con Lorenzo Terenzi: «Lo abbiamo fatto controvoglia. Entro ed esco dall’ospedale» – Il video

L’attore è parte della famiglia queer della scrittrice di cui lei stessa ha parlato raccontando della malattia che l’ha colpita

Aveva annunciato da tempo che quando le sue condizioni fisiche sarebbero peggiorate avrebbe compiuto questo passo e che l’avrebbe fatto con «un uomo, ma poteva anche essere una donna». E oggi, 15 luglio, Michela Murgia ha pubblicato un video su Instagram per annunciare che ora l’attore Lorenzo Terenzi è diventato suo marito. «Qualche giorno fa io e Lorenzo ci siamo sposati civilmente», spiega la scrittrice. «Lo abbiamo fatto “in articulo mortis” perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più niente per scontato. Lo abbiamo fatto controvoglia: se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo». Nel dare notizia della sua malattia con una lunga intervista al Corriere della Sera, Murgia aveva spiegato di essere parte di una famiglia queer «in cui le relazioni contano più dei ruoli» e che con loro, in una casa con dieci posti letto, sceglieva di passare il tempo che le resta. Il matrimonio non è un festeggiamento, insomma, ma la necessità di darsi maggiori garanzie: «Niente auguri, quindi, perché il rito che avremmo voluto ancora non esiste. Ma esisterà e vogliamo contribuire a farlo nascere. Tra qualche giorno nel giardino della casa ancora in trasloco daremo vita alla nostra idea di celebrazione della famiglia queer. Le nostre promesse non saranno quelle che siamo stati costretti a fare l’altro giorno. Vogliamo condividerlo a modo nostro e lo faremo da questo profilo, senza giornalisti o media vari». Sarà comunque una cerimonia condivisa in rete: «Il nostro vissuto personale, come quello di tutti, oggi è più politico che mai e se potessi lasciare un’eredità simbolica, vorrei fosse questa: un altro modello di relazione, uno in più per chi nella vita ha dovuto combattere sentendosi sempre qualcosa in meno».


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