Perseguitava l’ex (e la sua famiglia) da un convento, condannata stalker

La donna aveva avuto una breve relazione con l’uomo, sposato. Al momento dell’interruzione sono scattati i pedinamenti, le chiamate. Anche fuori regione

Ha perseguitato per tre anni il suo ex amante e la moglie di lui, utilizzando virtualmente l’identità di conoscenti della coppia e provando a contattarlo perfino da un istituto religioso in Valle d’Aosta. Protagonista della vicenda una donna di 58 anni che oggi è stata condanna dal Tribunale di Torino a due anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali e delle parti civili. Per fuggire dalla stalker, che ha iniziato a perseguitare nel 2015, la coppia era stata costretta con i figli a traferirsi all’Isola d’Elba. Ma anche lì la donna era riuscita a risalire alla abitazione di famiglia.


Le chiamate da un istituto religioso in Valle d’Aosta

Con l’uomo la condannata aveva avuto una relazione, durata non più di un mese, come è emerso dalle indagini coordinate dal pm Mario Bendoni. Quando lui ha troncato il rapporto sono iniziate le telefonate, gli appostamenti, i pedinamenti e i tentativi di contatto via social. Anche quando lei si trovava all’estero o nell’istituto religioso dov’era ospitata per motivi di lavoro, la 58enne continuava a tormentare lui e la famiglia. Nel 2018 la stalker era stata denunciata e aveva smesso. Oggi la sentenza. «Siamo soddisfatti da un punto di vista processuale, ma questa dolorosa vicenda prova che non esiste uno stalking di genere – ha commentato l’avvocato della coppia Elena Ilaria Ughetto Monfrin – gli atti persecutori possono essere compiuti anche da donne nei confronti di uomini o di altre donne, è necessario in ogni caso avere il coraggio di denunciare subito, in modo che possano essere presi provvedimenti a tutela delle vittime nell’immediato, onde evitare che si trascinino a lungo situazioni che possano causare tanta angoscia e sofferenza per intere famiglie».


(In copertina foto di OmAr Taha su Unsplash)

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