La beneficenza, i pandori, il rimborso: perché le aziende di Chiara Ferragni sono state perquisite dalla GdF

L’istruttoria dell’Antitrust, i problemi d’immagine e l’azione legale: «Chiederemo la restituzione dei soldi»

La Guardia di Finanza è arrivata ieri nelle sedi milanesi delle aziende di Chiara Ferragni. Il Nucleo Speciale Antitrust delle fiamme gialle ha perquisito Fenice e The Blonde Salade Crews. Nell’ambito del procedimento aperto dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sulla presunta beneficenza dei pandori Balocco. Secondo l’ipotesi investigativa dell’Antitrust non si trattava di vera beneficenza perché la cifra era stata già decisa. L’istruttoria vuole accertare se siano stati ingannati i consumatori. Ferragni è amministratrice delegata delle due imprese dal 2017. L’associazione di consumatori Codacons aveva fatto partire una segnalazione all’inizio di gennaio.


L’istruttoria

Il procedimento è avviato nei confronti di Balocco Industria Dolciaria in relazione all’iniziativa “Chiara Ferragni e Balocco insieme per l’ospedale Regina Margherita di Torino”. I pandori griffati Ferragni costavano 12 euro e novanta centesimi. La beneficenza doveva sostenere la ricerca sull’osteosarcoma e sul sarcoma di Ewing. Ovvero due tumori ossei ad alta mortalità. La tesi dell’Antitrust è che l’esatto importo della donazione a favore dell’Ospedale era già stato stabilito parecchi mesi prima del lancio pubblicitario dell’iniziativa. E dunque sarebbe avvenuto indipendentemente dall’esito delle vendite del prodotto. Comprare pandori a prezzo maggiorato non ha dunque contribuito in alcun modo ad aiutare l’ospedale. La campagna di comunicazione, secondo questa ipotesi, sarebbe dunque stata truffaldina e avrebbe così ingannato i consumatori.


I problemi con l’immagine

L’istruttoria di per sé potrebbe portare a una multa nei confronti delle due aziende. Ma il problema più grande è quello d’immagine. La storia della star di Instagram con 30 milioni di followers ha cominciato a girare sui giornali stranieri. Il Codacons invece preannuncia un’azione legale contro Balocco e Ferragni: chiederà il rimborso dell’intero prezzo del prodotto a tutti i consumatori che hanno aderito all’iniziativa di solidarietà: «Nella nostra denuncia riportavamo segnalazioni circa la scarsa trasparenza dell’iniziativa di solidarietà e i dubbi sull’utilizzo dei fondi raccolti presso i cittadini che avevano acquistato il pandoro. Grazie alla decisione dell’Antitrust di estendere l’indagine alle società di Chiara Ferragni, sarà possibile capire meglio i dettagli di una operazione commerciale proposta al pubblico con criteri poco chiari, tali da modificare le scelte economiche dei consumatori che avevano deciso di acquistare il prodotto sponsorizzato dalla nota influencer».

I nuovi soci di Chiara Ferragni

Intanto, fa sapere Milano Finanza, l’influencer ha accolto a fine giugno il nuovo azionista Avm Gestioni. L’ok arriva dopo l’accordo raggiunto tra Alchimia, venture capital fondato da Paolo Barletta con la partecipazione di Annabel holding di Nicola Bulgari. E in seguito al club deal promosso dal fondo guidato da Giovanna Dossena per la cessione di una quota di Fenice, società che gestisce le licenze del brand Chiara Ferragni. L’accordo prevede una progressiva cessione di quote in capo ad Alchimia fino a un massimo di 20 milioni, con una valutazione complessiva di Fenice fissata a 75 milioni.

La nuova vita dei prodotti

E c’è anche un’altra novità commerciale. La Verità fa sapere che finora i prodotti con il marchio della moglie di Fedez venivano venduti con corner nelle altre catene commerciali. Oltre che attraverso il sito. L’unico store monomarca era quello di Porta Nuova a Milano. Ora lo storico braccio destro Fabio Damato, nella veste di consigliere d’amministrazione di Fenice, ha costituito una srl dedicata alla vendita retail di prodotti con brand Ferragni.

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