Il segnale prima di un grande terremoto, lo studio francese sullo scivolamento della faglia: i dubbi degli esperti

Nello studio pubblicato su Science grazie all’uso del Gps si dimostra come alcuni grandi eventi sismici siano stati preceduti da un’accelerazione dello scivolamento della faglia, riscontrabile fino a due ore prima dell’evento sismico

È possibile prevedere i terremoti? Non ancora. La questione è però da decenni al centro di ricerche scientifiche, con esperti che analizzano i dati dei terremoti passati alla ricerca di segnali che potrebbero essere considerati anticipatori di una scossa imminente. E in un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Science, condotto da due ricercatori del Centro nazionale di ricerca scientifica francese (Cnrs), Quentin Bletery e Jean-Mathieu Nocquet, si dimostra come alcuni grandi terremoti siano stati preceduti da un’accelerazione dello scivolamento della faglia, riscontrabile fino a due ore prima dell’evento sismico in superficie. Lo studio è stato condotto analizzando le misurazioni Gps di oltre 90 scosse di terremoto, avvenute in tutto il mondo, di magnitudo pari o superiore a 7. Come già detto i terremoti non possono essere ufficialmente previsti, quindi si tratta di uno studio scientifico che costituisce un passo in avanti verso la ricerca di possibili segnali precursori dei terremoti, che potrebbero – e il condizionale è d’obbligo – innescare un sistema di allerta e avvertimento in anticipo per le persone.


Doglioni (Ingv): «Informazioni utili dal Gps»

Commentando lo studio, il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Carlo Doglioni, ha spiegato che «la ricerca dimostra come la Terra ci mandi continuamente segnali che ancora non misuriamo adeguatamente, ma che possono in realtà darci informazioni fondamentali sui meccanismi della dinamica della crosta terrestre e i risultati aprono scenari promettenti per la previsione dei grandi terremoti e confermano che anche la rete Gps può fornire informazioni preziose da monitorare in tempo reale». Ma il professor Doglioni ci tiene a puntualizzare che «i dati non sono ancora abbastanza solidi per affermare con certezza che lo scivolamento della faglia possa essere considerato un segnale premonitore affidabile, visto che l’analisi è risultata coerente per 58 scosse su 90, e resta da capire se si possa applicare solo ai terremoti di tipo compressivo, come quelli presi principalmente in esame nello studio, oppure anche a terremoti di tipo estensivo, come quelli che abbiamo in Appennino».


Lo studio e le perplessità degli esperti

L’aspetto dello scivolamento delle faglie prima di un evento sismico è stata intercettata in diversi grandi terremoti. Nello studio di Bletery e Nocquet sono stati analizzati i dati Gps di oltre 3.000 stazioni di rilevamento presenti in tutto il mondo, al fine di misurare lo spostamento delle faglie fino a due ore prima dell’evento sismico registrato a terra. L’analisi statistica dei dati ha messo in luce un segnale compatibile con un periodo di accelerazione dello scorrimento della faglia vicino all’epicentro del terremoto, che inizia circa due ore prima della rottura. Questo aspetto però va preso con le dovute misure, prima di iniziare a sviluppare dei sistemi di allerta incentrati esclusivamente su questi elementi. Certamente rappresenta un passo in avanti, ma come sottolineato dal geofisico Roland Burgmann dell’Università della California a Berkeley «non è chiaro se queste accelerazioni del lento scorrimento lungo la faglia siano distintamente associate ai grandi terremoti o se possano essere misurate per singoli eventi con l’accuratezza necessaria per dare un segnale utile di allerta».

Foto in copertina: Ansa | Una foto aerea del centro di Kahramanmaras, nella Turchia Sud-orientale, a seguito del terremoto di magnitudo 7,8 ha colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale

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