Dopo il caso Facci, adesso è il centrodestra a chiedere la testa di Saviano: «Gli insulti contro Salvini sono gravi, è incompatibile con la Rai»

In prima linea, gli esponenti di Lega e Fratelli d’Italia: decine le richieste di non affidare allo scrittore la conduzione di un programma, nella prossima stagione

Politica e Rai, prosegue lo scontro tra maggioranza e opposizioni sui palinsesti. Dopo l’abolizione della striscia quotidiana di Filippo Facci che, per le parole usate nella descrizione della vicenda del figlio di Ignazio La Russa, è stato ritenuto inidoneo è bersagliato dal centrosinistra, al centro delle polemiche è finito Roberto Saviano. Lo scrittore, anche lui in procinto di avere una trasmissione sulla tv di Stato, ha pubblicato un post su Facebook in cui reitera la sua personale definizione di Matteo Salvini: «Ministro della Mala Vita». La riflessione riguarda l’attacco del leghista a Carola Rackete, candidata alla Europee del 2024 dalla sinistra tedesca. «Accusato di diffamazione aggravata nei confronti di Rackete, è stato protetto dai suoi sodali in Parlamento. Le bande parlamentari che lo difendono sono la forza delle sue menzogne. Io stesso ormai attendo invano che si degni di venire a testimoniare in un processo che lui stesso ha iniziato e che mi vede imputato da anni, ostaggio della sua querela, mentre lui accampa scuse pur di non venire in tribunale a dare conto delle sue continue e ripetute falsificazioni della realtà. Salvini mente come respira». Decine di esponenti, tra Lega e Fratelli d’Italia, hanno cominciato a invocare l’intervento dei dirigenti Rai affinché non sia affidata a Saviano la conduzione di un programma.


Partendo dai componenti della commissione di Vigilanza Rai: la senatrice Ester Mieli, di FdI, ritiene «inaccettabili le parole» dello scrittore. «Mi auguro che la Rai abbia modo di riflettere». Il collega Paolo Marcheschi sostiene che «la tv di Stato non possa diventare il luogo per gli strali di un personaggio che ha dato ampiamente prova della sua faziosità. Chi attacca le istituzioni in modo così violento, non può condurre programmi in Rai». Il deputato Gianluca Caramanna, anche lui in Vigilanza, invita a «non tollerare chi usa parole gravissime e alimenta l’odio sociale». Gaetano Nastri incalza: «Saviano fuori dal servizio pubblico». Per il senatore Marco Lisei, «chi offende e disprezza le istituzioni non potrà mai garantire un’informazione di qualità». Ma l’elenco di chi protesta contro lo scrittore è lungo, e vede il coinvolgimento anche del capogruppo meloniano a Palazzo Madama: «Basta con una Rai che fa “figli e figliastri”, dove si dice “no” a Facci e “sí” a Saviano, che non perde occasione per insultare e infangare le Istituzioni di questa Nazione», afferma Lucio Malan. Ovviamente anche gli esponenti leghisti intervengono in difesa del proprio segretario, da Giorgio Maria Bergesio, senatore e capogruppo del Carroccio in Vigilanza Rai, che parla di «volgarità incompatibili con la tv pubblica», alla deputata Simonetta Matone che ritiene che Saviano abbia «superato ogni limite». La senatrice Stefania Pucciarelli: «Saviano insulta, infanga, denigra solo i rappresentanti del governo di centrodestra. Una doppia morale discutibile, ci auguriamo inadeguata per il nuovo corso della Rai». Il caso si appresta ad approdare in commissione di Vigilanza.


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