Renzi tuona contro l’intellighenzia di sinistra: «Letta, Murgia e Saviano i migliori amici di Meloni, così resterà al governo 30 anni»

L’attacco a tutto campo in un editoriale sul “Riformista” in edicola martedì 6 giugno. «Il campo largo Schlein-Conte? Una fallimentare macchina da guerra»

È un Matteo Renzi scatenato, quello che dalle colonne del Riformista di domani, martedì 6 giugno, si scaglia contro tutti gli «eroi» di sinistra – politica e culturale – che con la loro opposizione inflessibile, a suo dire, si rivelano essere i migliori amici di Giorgia Meloni. «Così resteranno all’opposizione per i prossimi 30 anni», è il giudizio tombale di Renzi. A due mesi esatti dall’annuncio del nuovo incarico, e a poco più di uno dall’inizio della sua direzione del quotidiano, Renzi prende gusto nelle vesti di editorialista. E nell’edizione ora in rotativa, ne ha davvero per tutti. Centrodestra escluso, a parte qualche puntura di spillo. «Il tempo dirà se Giorgia Meloni è una premier capace oppure no. I primi mesi di governo non vedono grandi risultati», esordisce il leader di Italia Viva. «Ma la leader di Fratelli d’Italia ha un vantaggio straordinario che sarebbe sbagliato sottovalutare: è piena di amici, soprattutto nell’altra parte del campo». Quali? Tutti coloro che da mesi esacerbano i toni sulla pericolosità sua o delle sue scelte, sostiene Renzi. «Il miglior amico di Giorgia è chi dice che se cambiano le regole di controllo sulla Corte dei Conti torniamo al Ventennio», tanto per stare all’ultima polemica di questi giorni. O ancora chi l’ha dipinta in Europa come un pericolo pubblico e chi «vede i saluti romani anche alle sfilate del 2 giugno». Inutile girarci attorno, insomma. E Renzi non lo fa. Anzi, fa nomi e cognomi, di chi a suo dire è nei fatti il miglior alleato di Giorgia Meloni. Eccoli. «Gli Enrico Letta, i Roberto Saviano, le Michela Murgia lavorano a tempo pieno per fare di lei il perno della politica italiana per l’oggi e per il domani».


Secondo Renzi, il cui editoriale compare sulla prima pagina del Riformista accanto a una gigantografia del cardinale Zuppi, impegnato in queste ore in una delicatissima missione di pace in Ucraina («Forza Don Matteo», è l’incitazione), ben diversa sarebbe l’opposizione da fare a questo governo. Mettere in luce tutte le sue contraddizioni politiche, piuttosto inseguire i «fantasmi del passato» denunciando a ogni piè sospinto il pericolo del fascismo. E in parallelo formulare proposte alternative concrete «sulle tasse, sulla sicurezza, sul lavoro, sulle infrastrutture». Solo allora, conclude Renzi, inizierà a farsi largo una opposizione degna di questo nome. Quanto al campo largo tra il Pd di Elly Schlein e il M5S di Giuseppe Conte, se mai nascerà, altro non sarà che l’ennesima, «fallimentare, improbabile gioiosa macchina da guerra». E se il messaggio del direttore non fosse sufficientemente chiaro, a mandare messaggi chiari agli ex amici e compagni di partito ci pensano le inchieste del giorno: che riguardano rispettivamente la monnezza a Roma («Gualtieri come Raggi, di nuovo emergenza a Roma») e i mille problemi in cui verserebbe l’amministrazione di Firenze («Tutti i guai di Dario Nardella»). C’eravamo tanto amati.


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