Il buco nero dell’evasione da 100 miliardi all’anno, i trucchi degli influencer e i truffatori «carosello»: chi sono i finti nullatenenti

Il gruppo più propenso all’evasione è quello delle partite Iva: il 70% degli autonomi evade le tasse

Che il cosiddetto “nero”, in Italia, sia ancora ampiamente diffuso, lo dicono i dati: anche se in lieve flessione, ogni anno, circa 100 miliardi di euro continuano a mancare alle casse dello Stato. Con quegli stessi soldi, il Paese potrebbe pagare tre leggi di Bilancio. Invece, calcola Repubblica, il peso dell’evasione fiscale è pari a 1.672 euro a cittadino, neonati inclusi. Se negli ultimi anni non ci sono state variazioni decisive dal punto di vista numerico, anche per quanto riguarda le categorie di lavoro che svolgono gli evasori il quadro resta sempre variegato. Certo, è in crescita la quota di nero tra gli influencer, professione relativamente recente, ma gli unici che, oggi, possono definirsi davvero insospettabili sono i lavoratori e dipendenti e i pensionati: le loro tasse vengono decurtate alla fonte. Mentre, scrive il quotidiano, circa il 70% degli autonomi è avvezzo all’evasione. Queste cifre emergono quando, per il governo, termini come “pace fiscale” e “rottamazione della cartelle” tornano al centro dell’agenda politica. E poi ci sono le storie incredibili, come quella di un content creator segnalato all’antiriciclaggio da un direttore di banca di Ravenna. Sul conto del 25enne, con causali ambigue e tramiti bonifici emessi dall’estero, arrivavano costantemente cifre tonde di mille, 2 mila, finanche 5 mila euro.


Non milioni, ma comunque dei versamenti rilevanti che hanno fatto attivare il nucleo di polizia valutaria di Roma. È apparso subito chiaro che quei bonifici erano i proventi dell’attività di influencer del ragazzo. Inserito in un elenco più ampio di evasori digitali, al termine dell’inchiesta l’influencer è risultato colpevole di aver guadagnato circa 300 mila euro, in un anno, senza versare nella allo Stato. Ma sono tanti, nel suo mondo, a non seguire pedissequamente le regole del fisco: un content creator, sempre segnalato da Repubblica, ha ricevuto 150 mila euro di bonifici, per i quali le tasse pagate sono pari a zero. La beffa è che, agli atti, risulta nullatenente e l’Inps ha accolto la sua domanda per il reddito di cittadinanza, per un totale di 16 mila euro percepiti. «Noi siamo influencer, ci pagano dall’estero sulle Postepay, mica dobbiamo pagare le tasse», è un virgolettato attribuito a uno di loro. Ma l’evasione è davvero trasversale, anagraficamente e geograficamente. A Genova, vive in un attico da 240 metri quadri Vittorio Zaniboni, un mediatore immobiliare e commerciante di auto di lusso. Possiede un parco veicoli con circa 20 mezzi, ognuno dal valore di centinaia di migliaia di euro. Ciò nonostante, agli occhi del fisco Zaniboni risultava nullatenente. Un Isee da poche migliaia di euro, zero euro dichiarati e, contemporaneamente, una vita condotta nel lusso.


Lui si è giustificato dicendo che era merito dei suoi amici generosi, ma intanto presentava richiesta al Comune di Genova per un bonus spesa durante il Coronavirus. È stato questo il passo falso che ha portato gli inquirenti a fare delle verifiche su Zaniboni, poi condannato in primo grado a 7 anni e 5 mesi. «Un’ingiustizia. In appello sarò assolto perché non ho commesso quello di cui mi accusano. Nessun tesoro, ho avuto un’eredità e di lì è partita la mia compravendita di auto di lusso. E poi, posso capire se uno mi dà due o tre anni, ma così no, ci vuole un po’ di decenza». Zaniboni continua a vivere nell’attico nel cuore del capoluogo ligure e ha restituito almeno i sodi del buono spesa Covid. Infine, c’è la truffa del “carosello”: un’azione ingannevole volta a eludere il pagamento dell’imposta sul valore aggiunto, un metodo evasivo che viene attuato mediante una serie di passaggi di merce tra varie società operanti in Paesi diversi. È così che un 51enne di Cerignola, nel Foggiano, avrebbe accumulato un fatturato da 20 milioni di euro annui. Sulla carta, zero euro dichiarati, un nullatenente che in realtà era pronto a mettere sul mercato 51 auto di lusso con targa tedesca. Non avrebbe effettuato 1,5 milioni di euro di versamenti al fisco e, per il momento, sono stati congelati sia i veicoli dell’uomo sia i conti correnti a lui intestati.

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