Caso Santanchè, tutto pronto per la mozione di sfiducia del M5s: «Condotta spregiudicata, incompatibile con il ruolo di ministra»

Avs e Pd sosterranno la proposta dei grillini, i senatori di Azione dovrebbero uscire dall’Aula. Ancora dubbi su come agirà Italia Viva

Non ci sarà compattezza, tra le opposizioni, in occasione della prima mozione di sfiducia presentata nella XIX legislatura. È Daniela Santanchè il bersaglio delle minoranze parlamentari, ma non c’è condivisione sulla strategia per arrivare all’allontanamento dell’esponente di Fratelli d’Italia dall’esecutivo Meloni. Per Carlo Calenda, «la mozione di sfiducia è il più grande regalo che si possa fare a questo governo». Benché il leader di Azione ritenga doverose le dimissioni della ministra del Turismo, teme che la maggioranza possa ritrovare unità sul caso, respingendo la mozione: «Meloni potrà dire “Signori, il Parlamento, sovrano, ha confermato la fiducia». Perciò, domattina – 26 luglio – nel corso dell’appello nominale e del voto palese, i senatori di Azione potrebbero uscire dall’Aula. Non è ancora chiaro cosa faranno gli esponenti di Italia Viva. Invece, Alleanza verdi sinistra e Partito democratico appoggeranno la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle. Dovrebbe essere il capogruppo Stefano Patuanelli a illustrarla, verso le ore 10. Poi seguiranno cinque minuti di intervento a gruppo sul merito della mozione e dieci minuti, sempre a gruppo, per la dichiarazione di voto. Essendo previsto il voto palese per appello nominale, c’è da aspettarsi che nessun esponente del centrodestra, nonostante i mugugni delle scorse settimane, sfiduci pubblicamente un componente del governo.


Il testo della mozione di sfiducia

Leggendo il testo della mozione, pare che le forze di opposizione punteranno nei loro interventi più sugli aspetti di opportunità politica che sulle questioni squisitamente giudiziarie. I 5 stelle pongono l’accento sulle «condotte spregiudicate che non possono essere proprie di un ministro. Una tendenza a considerare le regole del mercato e le regole sindacali e previdenziali come orpelli di impaccio alla libertà imprenditoriale». Il partito di Giuseppe Conte, nella proposta di sfiduciare Santanchè, rimarca che, «ferme restando le eventuali responsabilità che verranno in caso accertate nelle sedi opportune, i fatti esposti minano fortemente la credibilità della ministra e pongono un grave pregiudizio sulle sue capacità di svolgere le delicate funzioni alle quali è chiamata, nonché sull’opportunità della sua permanenza a ricoprire una carica governativa di primo piano e di piena rappresentanza politica». Ancora: «La situazione soggettiva del ministro del turismo, alla luce dei fatti emersi, risulterebbe sempre più incompatibile con la delicatezza degli incarichi ricoperti, non potendo l’Italia proseguire ad avere un governo i cui membri espongano il sistema Paese a situazioni perniciose derivanti dalla commistione di interessi pubblici e privati». E il testo si conclude esplicitando l’obiettivo della mozione di sfiducia, ovvero «che il Paese e le sue istituzioni siano salvaguardate, nel loro prestigio e nella loro dignità, anche attraverso il doveroso principio di onorabilità per coloro cui sono affidate funzioni pubbliche».


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