Australia, la minaccia alla Grande Barriera Corallina: cos’è El Niño e perché si teme lo sbiancamento dei coralli

L’Australian Institute of Marine Science lancia l’allarme su di un massiccio evento potenziale: le voci degli esperti

El Nino, evento climatico periodico in grado di causare fenomeni atmosferici intensi in più parti del mondo, preoccupa l’Australia. La Grande Barriera Corallina, che ha la più grande estensione di corallo nel mondo con oltre 2.900 barriere coralline singole e 900 isole, rischia di continuare a deteriorarsi a causa del riscaldamento stagionale oceanico. A lanciare l’allarme è l’ente scientifico Australian Institute of Marine Science (Aims), citato da Afp, che teme un massiccio evento di sbiancamento dei coralli quest’anno. Era già successo lo scorso anno quando ha trasformato il corallo brillante in una massa bianca. Nei mesi successivi la barriera è riuscita in parte a stabilizzarsi nuovamente, grazie al riequilibrio delle temperature, ma è comunque rimasta fragile. «La barriera corallina ora è maggiormente a rischio in quanto i cambiamenti climatici portano a eventi di sbiancamento più frequenti e gravi», spiega il direttore dell’Aims, David Wachenfeld.


I precedenti

Non sembra essere così remota l’ipotesi che El Nino si sviluppi in Australia nelle prossime settimane. O almeno questa è la previsione dell’Australian Bureau of Meteorology. «Una sola grande perturbazione potrebbe essere sufficiente a invertire la recente ripresa della barriera corallina», sottolinea l’esperto del centro di ricerca. Che ricorda come massicci sbiancamenti dei coralli sulla Grande Barriera Corallina, causati da pesanti ondate di calore, sono già avvenuti nel 2016, 2017, 2020 e 2022. Inoltre, va ricordato che all’inizio di quest’anno, un team di esperti delle Nazioni Unite ha fatto rimuovere la barriera dall’elenco dei siti del patrimonio considerati «in pericolo».


Cos’è El Niño

El Niño significa bambino o ragazzino in spagnolo ed è un nome che gli è stato attribuito da un team di pescatori sudamericani che per la prima volta nel 1600 segnalarono periodi di acqua stranamente calda nell’Oceano Pacifico. Più precisamente, venne chiamato El Niño de la Navidad, perché il fenomeno avveniva soprattutto nel mese di dicembre, ma poi è rimasto solo come El Niño. Quest’ultimo si forma quando nella superficie dell’Oceano Pacifico centrale si registra un aumento della temperatura di almeno 0,5 °C per almeno 5 mesi. Il passaggio del Nino provoca uno spostamento di correnti d’aria equatoriali che solitamente porta a una concentrazione di piogge nella fascia meridionale degli Stati Uniti, in Canada e in determinate aree dell’America Latina, del Sudafrica, dell’Australia e dell’Asia. In Europa tende a portare inverni più freddi e secchi a nord e più miti e umidi a sud.

Leggi anche: