La premier: «Era una donna che combatteva per difendere le sue idee, seppur notoriamente diverse dalle mie»
«Voglio esprimere sincere condoglianze alla famiglia e agli amici della scrittrice Michela Murgia. Era una donna che combatteva per difendere le sue idee, seppur notoriamente diverse dalle mie, e di questo ho grande rispetto». Con queste parole, raccolte in un tweet, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto le sue pubbliche condoglianze per la morte sopraggiunta ieri 10 agosto all’autrice di Tre Ciotole, malata da tempo di tumore al rene al quarto stadio. Un rapporto conflittuale, dal punto di vista politico, quello tra Murgia e Meloni che in più occasioni si sono scontrate. Nell’intervista dello scorso luglio ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera in cui la scrittrice raccontò pubblicamente per la prima volta del suo carcinoma renale espresse un desiderio: «Spero solo di morire quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio. Perché il suo è un governo fascista». Parole a cui la premier rispose dicendo: «Spero davvero che lei riesca a vedere il giorno in cui non sarò più Presidente del Consiglio, come auspica, perché io punto a rimanere a fare il mio lavoro ancora per molto tempo».
Le parole di Marina Berlusconi, presidente di Mondadori
Non tardano ad arrivare anche le parole di Marina Berlusconi, presidente del gruppo Mondadori con cui l’autrice ha pubblicato diverse opere: «Non è necessario condividere le idee di Michela Murgia per considerarla una donna coraggiosa, appassionata, coerente oltre che un’autrice originale e di grande talento. La sua scomparsa, anche se purtroppo annunciata, mi colpisce profondamente». Un ricordo che si aggiunge a quello di tante altre figure pubbliche e politiche che da ieri sera stanno riempiendo i social con parole di vicinanza alle famiglie di Murgia.
Diverse condivisioni Facebook rilanciano la narrazione dei lotti di vaccino anti Covid di Pfizer collegati a presunti eventi avversi gravi e morti. Ne avevamo trattato qui e qui. Si tratta di una clip, dove i rappresentanti della casa farmaceutica avrebbero ammesso in una commissione d’inchiesta del senato australiano, che i suoi dipendenti avrebbero ricevuto un «lotto di vaccino speciale».
Per chi ha fretta:
La clip decontestualizzata di una commissione d’inchiesta australiana viene usata per sostenere che i dipendenti di Pfizer avrebbero ricevuto un lotto speciale di vaccino.
Risulta invece che cittadini e dipendenti Pfizer hanno ricevuto gli stessi vaccini prodotti nello stesso stabilimento e sottoposti agli stessi controlli dell’agenzia del farmaco australiana.
Nessuno nella clip ha detto qualcosa che confermi tale narrazione.
Analisi
La condivisione è accompagnata dalla seguente didascalia:
AUSTRALIA. PFIZER AMMETTE DAVANTI ALLA COMMISSIONE DI INCHIESTA DEL SENATO CHE I SUOI DIPENDENTI HANNO RICEVUTO UN VACCINO “SPECIALE” Altro colpo di scena. Durante l’audizione in corso alla Commissione per l’istruzione e l’occupazione del Senato, il rappresentante di Pfizer, rispondendo alla domanda di un senatore, ha rivelato che Pfizer ha importato un lotto separato di vaccini specifici per il suo programma di vaccinazione dei dipendenti.
Il lotto «speciale» di vaccino Pfizer
Durante il filmato un senatore legge davanti ai due rappresentanti di Pfizer «che per il vostro obbligo vaccinale [interno] avete usato un lotto di vaccini a parte, importato specialmente per Pfizer, che non era stato testato dalla TGA [Agenzia del farmaco australiana, Nda]. È corretto?». «Senatore, dunque Pfizer ha provveduto a importare un vaccino di base specificamente realizzato per il programma di vaccinazione dei propri dipendenti», risponde uno dei due rappresentanti dell’Azienda.
Chi diffonde questa clip, che evidentemente riporta solo una parte degli interventi (trovate il filmato originale nel sito del Parlamento australiano), alludendo quindi a un trattamento speciale per chi lavoro a Pfizer, mentre il resto della popolazione avrebbe ricevuto dei lotti dannosi, come si evince dai lidi online in cui è stata diffusa questa narrazione (per esempio qui e qui).
Chi è il senatore nel filmato
Il contesto è quello del Senate Education and Employment Committee. Il senatore che appare nel filmato è Malcolm Roberts. Un personaggio noto per le sue affermazioni bizzarre, come quando sostenne che sotto al Parlamento vi fossero delle prigioni segrete, per poi ritrattare tutto sostenendo che le sue fossero delle «affermazioni metaforiche». Ma il senatore è noto soprattutto per le sue affermazioni contro i vaccini, sostenendo che contenessero degli «ingredienti segreti».
Cosa hanno spiegato i rappresentanti di Pfizer
L’uomo che risponde al sentatore è il dottor Krishan Thiru, direttore medico di Pfizer in Australia e Nuova Zelanda. Come hanno spiegato i colleghi di Lead Stories nella loro analisi, i dipendenti dell’Azienda non hanno ricevuto dosi «speciali». Inoltre, erano approvate eccome dalla TGA. Thiru non lo ha mai ammesso.
Molto semplicemente non si voleva diminuire la quantità di dosi disponibili per il pubblico australiano, quindi sono state prodotte delle dosi «aggiuntive», che nulla avevano di diverso dai lotti ricevuti dal resto della popolazione e prodotte nello stesso stabilimento in Belgio.
La spiegazione della TGA
Ulteriore conferma arriva da un portavoce della TGA, il quale ha dichiarato che «i lotti per i dipendenti Pfizer erano gli stessi forniti al pubblico australiano nel programma di vaccinazione del governo» e che «non erano diversi, separati o più sicuri». Di fatto, tutti i lotti forniti ai dipendenti Pfizer «sono stati esaminati attraverso il processo di rilascio del lotto di vaccino TGA e testati dalla rete di laboratori normativi dell’Autorità di controllo ufficiale europea (OCABR)». I lotti FF0884, FE3064 e FC3558 utilizzati nel programma di vaccinazione dei dipendenti Pfizer «sono stati distribuiti anche come parte del programma di vaccinazione pubblico».
Conclusioni
Al solito è stato presentato un filmato fuori contesto e sono state usate delle vaghe affermazioni per sostenere – più o meno velatamente a seconda delle fonti – che i dipendenti Pfizer avessero ricevuto delle dosi diverse da quelle destinate al resto della popolazione, insinuando l’esistenza di un complotto ai danni dei cittadini australiani.
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