Cristiano Murgia: «Vi spiego perché al funerale di mia sorella Michela mi è venuto da ridere»

Il fratello racconta l’infanzia con la scrittrice e il significato dei carciofi in chiesa

Cristiano Murgia è il fratello minore di Michela. Ha 50 anni e 13 mesi in meno rispetto alla scrittrice. È stato al funerale della sorella e poi è tornato a San Giovanni di Sinis, dove gestisce il ristorante di famiglia. E oggi racconta in due interviste al Corriere della Sera e a La Stampa l’ultimo saluto: «È stato una festa. Del resto era da lei, aggiungere ricchezza. Mi hanno colpito l’amore che ho sentito, le parole straordinarie di Chiara Valerio, l’ironia di Lella Costa. E poi la macchia mediterranea in chiesa e i carciofi, che per la mia famiglia hanno un significato particolare». Perché la madre aveva detto che voleva una cassettina di carciofi e niente spese al suo funerale.


I carciofi

Il suo primo ricordo di Michela, dice nel colloquio con Elvira Serra, risale a «quando da Cabras ci siamo trasferiti qui, dove nostra madre aveva aperto un negozio di artigianato. Io avevo 9 anni e Michela 10. San Giovanni era una borgata marina che viveva solo d’estate, d’inverno ci abitavano giusto quattro famiglie. Una era la nostra. C’era un pullmino che ci portava a scuola e lei già allora era la leader del gruppo, ma lei è proprio nata leader». Michela «organizzava escursioni alla scoperta di un mondo diverso dal paese dove eravamo cresciuti. Giocavamo agli esploratori. Andavamo in giro per Tharros, il sito archeologico che ai tempi era a libero accesso. Ci eravamo fatti una cultura sui libri che vendeva nostra madre in negozio e ci piaceva andare lì e immaginare com’era la città di allora».


«Era peggio di mia madre»

Per lui la sorella maggiore «era peggio di mia madre: quando avevo le fidanzatine non andavano mai bene. Ecco, nemmeno quando vinse il Campiello realizzai che aveva fatto qualcosa di eccezionale: per me era normale che lo vincesse, era il frutto del suo lavoro». Il libro di lei che preferisce è «Accabadora , senza dubbio. Lo ha scritto bene, per ogni cosa si è informata, ha letto, ha parlato con le persone, ha messo così tanto impegno che non poteva che vincere tanti premi. Il più divertente, invece, è Il mondo deve sapere : era nato da un blog, mi raccontava le storie mentre le scriveva, ero esilarato». L’ha sentita per l’ultima volta il giorno della morte: «Ha chiamato lei alle 11.14. È stata l’ultima telefonata che ha fatto, mi ha detto Roberto Saviano. Era sofferente perché i dolori erano veramente fortissimi e non riusciva più a controllarli, ma l’ho trovata consapevole, aveva la voce stanca ma serena, e questa cosa è stata molto importante quando poi sono andato da mia madre. Ci ha dato forza, ancora una volta lei a noi, pure in un momento in cui era così debole».

Le ceneri in Corea e quel regalo

Riguardo le ceneri, non conferma che la sorella gli ha assegnato il compito di spargerle in Corea del Sud: «So che è Lorenzo (Terenzi, il marito, ndr ) ad avere in mano le volontà di Michela. Se così sarà, sarò orgoglioso e felice di farlo». Poi racconta un suo regalo speciale: «Una volta mi ha mandato a casa con un pony un biglietto aereo per andare a Londra a vedere i Dire Straits alla Royal Albert Hall, con un badge per la vip experience . Ho seguito il concerto a un metro dal palco! Era una reunion per raccogliere fondi per un ospedale pediatrico, e questo per Michela era importante».

«Così mi ha insegnato a nuotare»

A Flavia Amabile invece Cristiano Murgia spiega che ai funerali «mi è venuto da ridere quando ho visto la corona sulla bara formata da mirto, rosmarino, carciofi. Sì, ha portato un pezzo di Sardegna in chiesa. Me l’aspettavo, era parte di lei, del suo anticonformismo. Lei sosteneva che la cosa meno romantica che un uomo può regalare a una donna sono i cadaveri dei fiori». L’ultimo aneddoto: «Lei era una leader già allora, era il capo delle Giovani Marmotte, giocavamo all’orso Yoghi. Si immergeva in acqua e fingeva di affogare. Voleva costringermi ad andare a salvarla, in questo modo mi ha insegnato a nuotare».

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